Colombia: oggi a mezzogiorno suono di campane in tutto il Paese per Giornata vittime conflitto armato. Uribe (esperto diritti umani) al Sir, “migliaia di armi fabbricate in Europa hanno circolato nel Paese”

Viene commemorata oggi, in Colombia, in uno scenario di crescenti conflitti, la Giornata nazionale della memoria e della solidarietà con le vittime del conflitto armato. La Conferenza episcopale colombiana, attraverso un messaggio, esprime vicinanza alle comunità colpite dalla violenza e rinnova “l’impegno per la riconciliazione e la pace”. Come segno di fede e di vicinanza a coloro che hanno sofferto in questo contesto, i vescovi chiedono a tutte le parrocchie del Paese di unirsi a questa Giornata con un simbolico suono di campane, a mezzogiorno.
I vescovi sottolineano il lavoro dei leader e delle organizzazioni che, in mezzo alle avversità, continuano a promuovere iniziative per costruire la pace e a lavorare per la giustizia, la verità e la piena riparazione delle vittime. Ribadendo la loro convinzione cristiana, ricordano che la pace sarà possibile solo attraverso “l’ascolto, il dialogo, la giustizia sociale e l’impegno nella difesa dei diritti umani”.
La stessa Chiesa colombiana sta favorendo pratiche di disarmo e pace, come accaduto, qualche giorno fa, a Pasto, nel sud del Paese, dove anche grazie alla facilitazione dell’episcopato, il fronte Comuneros del Sur, che nei mesi scorsi si era staccato dall’Esercito di liberazione nazionale (Eln), ha consegnato al presidente, Gustavo Petro, una tonnellata di armi (subito distrutte), per firmare accordi storici di pace. Purtroppo, come spiega al Sir la leader Aida Ulcué, a margine di un seminario sulla pace, che si è tenuto in questi giorni a Bogotá, “oggi la violenza sta crescendo e proliferando nelle regioni del Cauca, Chocó, Catatumbo, Nariño. Chiediamo all’Eln di riprendere il dialogo, a tutti gruppi armati illegali di fermare il confronto armato contro la società civile”.
Alla distruzione delle armi, accaduta a Pasto, fa da contraltare l’indiscriminata circolazione di armamenti in molte zone del Paese, come spiega al Sir Alirio Uribe, già direttore del collettivo di avvocati Restepo, tra i più importanti difensori dei diritti umani in America Latina: “Nella storia del nostro conflitto colombiano tra Farc e Stato, c’erano armi provenienti da 30 Paesi, tra cui l’Italia. Ma le armi sono state fuse rapidamente e non c’è stata alcuna verifica sulla loro provenienza. Questo è anomalo, da parte delle Nazioni Unite. Migliaia di armi fabbricate in Europa, in Italia, negli Stati Uniti, in Israele, sono arrivate senza problemi ai guerriglieri delle Farc e ad altri gruppi armati illegali, approfittando del fatto che non c’è alcun monitoraggio. Si pensi al caso delle pistole Sig Sauer, che l’Europa aveva il divieto di vendere ai Paesi in conflitto armato, ma che il governo di Duque, la polizia e i corpi speciali Esmad hanno usato per uccidere i giovani manifestanti della rivolta sociale del 2023”.
“Quanto denunciato da Uribe offre una pista interpretativa anche rispetto alla morte, probabilmente all’uccisione, nel 2020, del cooperante Onu Mario Paciolla. È anomalo che le Nazioni Unite abbiano bruciato, in fretta, migliaia di armi della Farc senza verificare la provenienza, magari per evitare scandali o nascondere complicità”, conclude l’esperto di diritti umani Cristiano Morsolin.

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