I sopravvissuti all’Olocausto rendono omaggio al teologo protestante e combattente della resistenza antinazista, Dietrich Bonhoeffer, giustiziato 80 anni fa nel campo di concentramento di Flossenbürg. “Il suo coraggio e la sua chiarezza nel resistere a Hitler e ai suoi carnefici significano per loro tanto quanto la compassione e la solidarietà che ha pubblicamente dimostrato alle famiglie ebree fin dall’inizio della loro esclusione e persecuzione”, ha affermato Christoph Heubner, vicepresidente esecutivo del Comitato internazionale di Auschwitz, in una dichiarazione odierna. “La forza e la speranza che sostennero Dietrich Bonhoeffer nella sua resistenza brillano ancora oggi contro la stupidità e l’oscurità del nuovo odio estremista di destra e dell’antisemitismo”, ha proseguito Heubner. Bonhoeffer fu giustiziato il 9 aprile 1945, all’età di 39 anni, nel campo di concentramento di Flossenbürg, su espresso ordine di Hitler poche settimane prima della fine della guerra, all’età di 39 anni, dopo che fu scoperto il suo legame con il fallito attentato del 20 luglio 1944. Anche suo fratello Klaus e due cognati erano membri della resistenza e furono assassinati. Bonhoeffer fu uno dei più noti resistenti ai nazionalsocialisti. Il teologo protestante Ulrich Körtner, in una intervista all’agenzia di stampa cattolica austriaca Kathpress, ha detto che Bonhoeffer si oppose alla dittatura “per un impulso politico motivato” e “si assunse il senso di colpa” perché voleva porre fine al nazionalsocialismo. Le sue azioni avevano un profondo fondamento teologico: “Bonhoeffer si impegnò in una resistenza attiva, anche alla luce della sua visione del presente”: “Quando vedo che un assassino e un criminale violento ha dirottato lo Stato, allora – affermava – dobbiamo fermarlo. Se non ci sono mezzi pacifici, la violenza è l’ultima risorsa”. Per il teologo viennese Körtner, Bonhoeffer è uno dei “santi moderni del XX secolo”, accanto a Martin Luther King.