“Il rapporto col Papa ha cambiato il mio sguardo sulla questione ambientale”. Mons. Filippo Santoro, arcivescovo emerito di Taranto, arrivò nel capoluogo ionico nel 2012. Pochi mesi dopo il sequestro dell’area a caldo dell’ex Ilva, il processo per disastro ambientale, la disperazione degli operai e quella dei tanti, troppi malati a causa dell’emissioni industriali. “Un mese dopo la sua elezione a pontefice andai a trovarlo. Ci conoscevamo per i nostri trascorsi in America latina e gli parlai della situazione di Taranto. Mi sottolineò che era un tema delicatissimo, che andava affrontato in maniera equilibrata e precisa, che la cosa importante era fermare la devastazione ambientale ma al contempo che andava rispettata e sostenuta la dignità del lavoro”. Santoro è stato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Rio de Janeiro e nel 2004 vescovo di Petropolis. Una buona parte della vita spesa nel Sud del mondo, proprio come Bergoglio. Una conoscenza che partiva dunque da lontano. “Quando lo invitavo a Taranto lui mi diceva, ‘don Filippo stai facendo già bene, continua così’. Mi ha guidato in tutti gli anni del mio mandato nel lavoro pastorale che ho svolto, chiedendomi spesso della situazione della città. Con l’enciclica Laudato Si’ è nata l’idea della Settimana sociale dei cattolici italiani di Taranto, che si è svolta nell’ottobre del 2021. Al centro ambiente lavoro e futuro e l’hashtag #tuttoèconnesso. Una visione sulla questione ambientale che ho maturato grazie al rapporto con lui”.