Papa Francesco: don Buonaiuto (Apg23), “la ‘Chiesa in uscita’ da lui testimoniata si propone di descrivere e interpretare una società inclusiva”

“Il mio primo pensiero risale a quel 12 agosto del 2016 nell’Anno Santo del Giubileo della Misericordia quando venne a trovarci fermandosi da noi tutto il pomeriggio. Fece visita in una casa rifugio alle nostre ragazze vittime della tratta e dopo averle ascoltate tutte con grande commozione Papa Francesco sentì il bisogno e il desiderio di chiedere perdono a nome di tutti coloro che le avevano umiliate, usate e maltrattate. Da quel momento si intensificò un bel dialogo, grande affetto e vicinanza. Grazie Santo Padre per tutto ciò che hai significato anche per queste figlie che hanno avuto un vero Padre su questa terra e che ora dal Cielo continuerà a proteggerle e guidarle. Grazie per il bene che ci hai voluto”. Lo dice don Aldo Buonaiuto, fondatore della testata online Interris.it e sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23), esprimendo il suo cordoglio per la morte di Papa Francesco e ricordando la visita del Pontefice alle ragazze vittime della tratta, avvenuta nel 2016 durante l’Anno Santo del Giubileo della Misericordia.
“Jorge Mario Bergoglio è stato una versione papale del Poverello di Assisi, un altro grande uomo di Dio che andando fuori dagli schemi ha centrato la vita del Vangelo rendendolo ancor più vicino alla gente. Francesco ha riavvicinato quel popolo lontano dalla Chiesa, quelli poco praticanti, addirittura conquistando la simpatia dei non credenti e facendo sentire gli ultimi realmente come i primi del Vangelo. E sempre come San Francesco è stato voce instancabile rivolta ai potenti per far tacere le armi e la sua sofferenza per i conflitti in atto”, sottolinea il sacerdote.
Il suo “passerà alla storia come il papato della misericordia da lui definita ‘il nome di Dio’. Altro termine chiave della sua missione è ‘speranza’. Ad essa ha dedicato il Giubileo, nella convinzione che la speranza permetta di vedere oltre i problemi e le difficoltà. Dio vuole uomini e donne di Chiesa capaci di speranza”.
Con il doppio Giubileo (quello straordinario del 2016 e quello ordinario in svolgimento) “Francesco ha voluto accompagnare e accogliere l’uomo concreto con le sue ferite e contraddizioni e non farne un’astrazione. Jorge Mario Bergoglio ha messo al centro la necessità del dialogo in un mondo aperto. La ‘Chiesa in uscita’ da lui testimoniata si propone di descrivere e interpretare una società inclusiva, dove in principio non esistono situazioni o abitudini precostituite, ma è una rete di relazioni e di condivisioni, due aspetti che erano per lui una regola di vita”.
Jorge Mario Bergoglio “è stato un esperto di umanità: per tutta la vita ha incontrato la gente e i suoi problemi. È stato vescovo di una megalopoli del Sud, Buenos Aires. Sapeva quale grande sfida sia oggi introdurre la Chiesa nel mondo globale, che trasforma i legami familiari e comunitari, mescola genti diverse, crea scenari umani inediti. È l’orizzonte della missione in un mondo che cambia. Per questo la Chiesa deve farsi missionaria, come popolo di Dio”.

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