Rivolgendosi ai fedeli della diocesi di Mosca, nel messaggio che annunciava la morte di Papa Francesco, l’arcivescovo Paolo Pezzi ha parlato di “grande dolore e al tempo stesso grande gioia”: dolore, “perché non siamo fatti per la separazione” e perché “quando una persona a noi cara muore e ritorna alla Casa del Padre, il posto che occupava nei nostri cuori e nelle nostre comunità si riempie di vuoto”. Ma la notizia è segnata anche dalla gioia, “perché ora il nostro caro Santo Padre Francesco sarà sempre con noi, ci accompagnerà affinché la nostra comunione sia rafforzata, affinché la nostra unità sia rafforzata”. Sul sito dell’arcidiocesi sono stati pubblicati diversi messaggi di condoglianze, tra cui quello del presidente Vladimir Putin: “Papa Francesco ha avuto grande autorità mondiale in quanto fedele servitore dell’insegnamento cristiano, uomo religioso e statista saggio, coerente difensore dei grandi valori dell’umanesimo e della giustizia”, scrive Putin che rende merito al fatto che Francesco “ha contribuito attivamente allo sviluppo del dialogo tra la Chiesa ortodossa russa e quella cattolica romana, e alla relazione costruttiva tra la Russia e la Santa Sede”. Anche il patriarca di Mosca Kirill ha inviato un messaggio ricordando come il nome di Francesco sia “legato a una tappa importante nei rapporti tra la Chiesa ortodossa russa e quella cattolica romana”, cioè l’incontro a Cuba nel 2016. “Di particolare importanza per i cristiani di tutto il mondo è stato il desiderio di Sua Santità di mostrare solidarietà verso i sofferenti e gli svantaggiati”, scrive ancora Kirill, i richiami “su casi di ingiustizia, di violazione della dignità umana e di varie forme di persecuzione, talvolta deliberatamente taciuti”. E conclude: “Ricorderemo con gratitudine le sue dichiarazioni in difesa della libertà religiosa e, in particolare, della perseguitata Chiesa ortodossa ucraina”. Messaggi di cordoglio sono stati inviati anche dal primo vicepresidente della divisione euro-asiatica della Conferenza generale della Chiesa avventista del settimo giorno, dal rabbino capo di Russia Berl Lazar, dal Mufti Sheikh Ravil Gainutdin e dal presidente dell’Amministrazione spirituale centrale dei buddisti Geshe Yonten.