“Dare lavoro significa dare speranza ad una persona, alla sua famiglia, ad una città, ma dare soprattutto un lavoro che sia libero, che veda riconosciuti i propri diritti”. Lo ha detto mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente della commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, ospite de ‘L’Intervista’ su Rei Tv.
Ricordando il messaggio per il primo maggio, che la Conferenza episcopale italiana ha lanciato per la Festa di San Giuseppe, parla di una “alleanza sociale per permettere al lavoro di essere quello che Papa Francesco definisce ‘libero, creativo, partecipativo, solidale'”, l’arcivescovo ha ribadito che “proprio l’elemento della libertà è sottolineato dal Giubileo, vissuto nell’orizzonte della speranza”. “Il messaggio che vuole passare attraverso il Giubileo, attraverso anche quelle che sono state le ricadute della Settimana sociale di Trieste nella diocesi, è quello che l’impegno della Chiesa di Catania è di lunga data nei confronti del mondo del lavoro e delle questioni sociali”. Guardando alla realtà siciliana, l’arcivescovo ha evidenziato “la contraddizione di un lavoro di alta qualità – penso a quello di una grande industria, l’StMicroelectroncs – che purtroppo adesso, in questo momento, sta vivendo un passaggio critico che speriamo sia superato. E poi tante, tante persone che vivono nel precariato”. Mentre il mondo dei giovani “si affaccia al lavoro con una certa timidezza, superando il gap di una dispersione scolastica che può frenare il futuro, ma tante volte si affidano a corsi che non permetterebbero, a mio parere, un’allocazione professionale su tutto il territorio per quello che esso offrono”.