Un accorato appello a “rispondere strategicamente” a quanto si sta muovendo oltreoceano arriva oggi dai direttori degli Istituti Jacques Delors in Europa Sylvie Matelly (Parigi), Johannes Lindner (Berlino), Geneviève Pons (Bruxelles) e da Enrico Letta, Pascal Lamy ed Etienne Davignon che presiedono i rispettivi consigli di amministrazione. A tre giorni dallo scadere del primo mese di Trump, fatto di “provocazioni, aggressioni e ingiunzioni sprezzanti”, è evidente che con il nuovo Presidente Usa “ci troviamo di fronte a pericoli seri e molteplici”. La nota elenca i tanti pericoli, che riguardano l’Europa – dalla minaccia alla sicurezza sul fronte orientale con negoziati bilaterali con Putin che indeboliscono la posizione dell’Ucraina, agli attacchi ai valori europei, sostenendo le forze politiche estremiste in alcuni dei nostri Paesi, alle sanzioni commerciali fino ai “suoi sogni per la Groenlandia o Gaza, che sarebbero i nostri incubi” – ma anche il resto del mondo, con la demolizione delle fondamenta del sistema internazionale, e gli stessi Stati Uniti. Netta la posizione contenuta nel documento: “dobbiamo fermare Trump”. Solo l’Europa lo può fare “con il peso strategico, economico e politico combinato dell’Ue e dei suoi Stati membri” perché “insieme possiamo mobilitare gran parte del mondo che la pensa come noi, ma che non ha i mezzi per agire con decisione”. Manca ancora la strategia e accordi per rispondere, riconoscono i firmatari, ma “costruire questa strategia difensiva e dissuasiva è ormai un imperativo esistenziale”. E indicano quattro pilastri: un obiettivo chiaro e proattivo, i mezzi per realizzarlo, decisioni comuni dell’Unione e una posizione chiara e netta nei confronti di coloro che nell’Unione non vorranno seguire questo movimento. L’alternativa che si pone all’Europa, concludono citando Jacques Delors, è tra “sopravvivenza o declino”.