Papa Francesco: udienza, “la superbia è l’assurda pretesa di essere come Dio”

“Di tutti i vizi, la superbia è gran regina”. Lo spiega il Papa, nel testo preparato per l’udienza di oggi, che non ha letto a causa del perdurare del raffreddore, come ha spiegato ai fedeli riuniti in piazza San Pietro. “Non a caso, nella Divina Commedia, Dante la colloca proprio nella prima cornice del purgatorio”, fa notare Francesco: “Chi cede a questo vizio è lontano da Dio, e l’emendazione di questo male richiede tempo e fatica, più di ogni altra battaglia a cui è chiamato il cristiano”. L’identikit del superbo è dettagliata: “Il superbo è uno che pensa di essere molto più di quanto sia in realtà; uno che freme per essere riconosciuto più grande degli altri, vuole sempre veder riconosciuti i propri meriti e disprezza gli altri ritenendoli inferiori”. Il vizio della superbia, per il Papa, è “molto prossimo a quello della vanagloria”, ma “se la vanagloria è una malattia dell’io umano, essa è ancora una malattia infantile se paragonata allo scempio di cui è capace la superbia. Analizzando le follie dell’uomo, i monaci dell’antichità riconoscevano un certo ordine nella sequenza dei mali: si comincia dai peccati più grossolani, come può essere la gola, per approdare ai mostri più inquietanti”. “Dentro questo male si nasconde il peccato radicale, l’assurda pretesa di essere come Dio”, l’analisi del Papa: “Il peccato dei nostri primogenitori, raccontato dal libro della Genesi, è a tutti gli effetti un peccato di superbia. Dice loro il tentatore: ‘Quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio’”.

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