Guerre: Leckman (Università di Yale), “1 bambino su 6 vive in una zona di conflitto. Lo stress tossico porta a danni significativi per salute e benessere”

I bambini che vivono nei Paesi colpiti dalla guerra subiscono un forte trauma che provoca in loro danni emotivi e psicologici devastanti. Le esperienze di perdita, sfollamento e distruzioni accomunano i destini dei bambini che vivono in zone di conflitto e i danni emotivi e psicologici hanno un impatto di lunga durata sul loro sviluppo fisico, mentale e psicofisico. Il delicato tema dei bambini in situazioni di conflitto è stato al centro dell’evento presso l’Ambasciata italiana presso la Santa Sede dal titolo “Children and War: Risk, Resilience and Recovery”, promosso, ieri, a Roma, da Fondazione Child nel contesto della Settimana del 17° Seminario internazionale di formazione nella ricerca di psichiatria dell’infanzia.
L’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Di Nitto, ha introdotto l’evento sottolineando la consolidata collaborazione tra l’Ambasciata, la Fondazione Child e Sos Telefono Azzurro, a conferma della prioritaria attenzione che l’Italia attribuisce alla protezione e promozione dei diritti dell’infanzia.
Milioni di famiglie e i loro figli si trovano intrappolati in situazioni di conflitti violenti, sfollamento e occupazione, esacerbati dai cambiamenti climatici e dai disastri naturali. Come ha rimarcato James Frederick Leckman, professore di Psichiatria infantile, Psicologia e Pediatria all’Università di Yale, “oggi 1 bambino su 6 vive in una zona di conflitto e più di 43 milioni sono stati sfollati con la forza. Sono numeri, questi, che aumentano di giorno in giorno mentre continuano i conflitti armati in Ucraina, Israele, Palestina, Sudan, nello Yemen e altrove. Questo livello di stress tossico porta a danni significativi per la salute e il benessere dei bambini sul breve e sul lungo termine e influisce negativamente anche sul loro sviluppo cognitivo ed emotivo. Le tragiche esperienze di questi bambini hanno anche il potenziale per far sì che essi vedano l’altro con odio e rabbia. È importante sollecitare i governi e le organizzazioni umanitarie affinché includano interventi di early child developement (Ecd), la protezione e i servizi psicosociali nelle loro risposte umanitarie”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori