Pasqua: mons. Cerrato (Ivrea), “è per noi la possibilità di vivere da risorti, è la sfida della fede”

“Il Signore è risorto! (…) quel sepolcro, che è ancora là, a Gerusalemme, è vuoto. Tutta la nostra fede è basata su questo fatto, testimoniato dalle donne che la domenica mattina andarono al sepolcro e trovarono rotolata via la grande pietra dall’ingresso, e da Pietro e da Giovanni che corsero là, in quel mattino, dopo l’annuncio portato da Maria Maddalena…”. Lo ricorda mons. Edoardo Aldo Cerrato, vescovo di Ivrea, nel messaggio alla diocesi per la Pasqua.
“Su questa assenza del cadavere di Colui che vi era stato deposto e che nessuno aveva sottratto, come testimoniarono anche i soldati di guardia, tutta la nostra fede si fonda, perché – spiega il presule – non solo il sepolcro è vuoto, ma Colui che era indiscutibilmente morto, da quel momento ha iniziato ad apparire vivo: si mostrò vivente, chiamò per nome Maria di Magdala, andò incontro, nel pomeriggio, ai due discepoli sulla strada che scende da Gerusalemme ad Emmaus, andò ad incontrare i Suoi apostoli, la sera stessa, nel cenacolo”. “Erano esterrefatti, questi uomini e queste donne, spaventati – prosegue il vescovo –; non capivano, ma una cosa non potevano mettere in dubbio: il loro Maestro sconfitto e straziato sulla croce, deposto sulla fredda pietra, era di nuovo con loro: non rianimato, non vivo soltanto nel loro ricordo e nel loro tentativo di consolarsi, ma vivo davvero, vivo nel Suo corpo che ancora portava aperte le ferite dei chiodi e della lancia”. “Anche noi oggi – evidenzia mons. Cerrato – incontriamo nel mistero Colui che essi incontrarono: Egli è qui; è qui nella Sua Parola che risuona nel Vangelo; è qui nel pane e nel vino che diventano il Suo Corpo e nel Suo Sangue; è qui nelle parole della assoluzione da cui i nostri peccati sono cancellati; è qui nelle nostre comunità, con il Suo amore indefettibile, nelle vicende liete e in quelle tristi della nostra esistenza!”. “Pasqua – conclude il vescovo – è la possibilità di una incredibile pienezza offerta alla nostra fragile vita, alle difficoltà che essa incontra. Pasqua, oggi come allora, è per noi la possibilità di vivere da risorti, di vedere i teli di lino nel sepolcro vuoto e di credere, come credettero Giovanni e Pietro. Pasqua è la sfida della fede”.

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