Perù: messaggio dei vescovi alla Nazione, “corruzione vera e propria pandemia. Popolo peruviano assuma corresponsabilità delle sfide”

“Il Perù sta vivendo una serie di crisi che riguardano la vita sociale, l’economia, la politica e, soprattutto, l’etica. I valori che hanno fondato la nazione sono in crisi e coinvolgono molti di coloro che oggi esercitano il potere in un crescente autoritarismo”. Il forte allarme arriva dalla Conferenza episcopale del Perù, che ieri, al termine dei lavori della propria assemblea plenaria, ha diffuso un messaggio al popolo peruviano, prendendo posizione sulla situazione sociale e politica, che continua a essere caratterizzata da scandali e fragilità democratica. “La corruzione diffusa ha avuto un ruolo centrale negli ultimi anni – l’accusa dei vescovi -. Ha accompagnato la storia della Repubblica. Si tratta di una vera e propria pandemia che è aumentata a causa della crescita di un’economia illegale: traffico di droga, estrazione mineraria illegale, deforestazione illegale, traffico di esseri umani, ecc. gestiti da organizzazioni criminali transnazionali, che operano anche nei Paesi vicini e generano situazioni permanenti di violenza e insicurezza a tutti i livelli”. In questo modo, “il processo di democratizzazione non solo è stato rallentato, ma rischia di subire una profonda regressione”. I vescovi ricordano che è passato poco più di un anno dallo sventato colpo di Stato del dicembre 2022, in seguito al quale “si è verificata una diffusa protesta sociale con episodi di violenza e danni alle proprietà che sono da condannare. Ma hanno mostrato la mancanza di canali per affrontare i conflitti e costruire il consenso, e la gravissima perdita di vite di 70 civili, poliziotti e militari peruviani.  Le morti non sono ancora state chiarite. Non è stata condotta un’indagine efficace e non sono stati effettuati i necessari risarcimenti, e l’astio delle regioni più colpite nei confronti del governo sta crescendo”. Anche alla luce di scandali e cattivi comportamenti, potere legislativo ed esecutivo “sono delegittimati, come dimostrano gli alti livelli di disapprovazione”, mentre l’opinione pubblica “non ha alcuna organizzazione per proporre alternative politiche”.  Questo, secondo i vescovi, “è il problema politico più urgente. Non basta andare alle elezioni tra due anni, che potrebbero essere molto critiche. Occorre promuovere subito iniziative chiare per uscire al più presto da questa impasse e per far sì che i leader che la sostengono si aprano a nuove strade, a un dialogo diverso”. Ancora, “abbiamo bisogno di una democrazia viva, non solo in politica, ma anche nelle relazioni sociali, regionali e interculturali. La politica deve tornare a essere effettivamente rappresentativa degli interessi dei cittadini e trasparente per uscire dalla grande buca in cui ci troviamo”. Da qui, l’esortazione finale: “Chiediamo al popolo peruviano di prendere posizione e di impegnarsi attivamente per partecipare all’individuazione e alla costruzione delle soluzioni necessarie per superare la crisi, assumendo la corresponsabilità delle sfide, insieme a coloro che occupano posizioni di autorità, con la partecipazione anche delle nostre comunità cristiane, coltivando la verità, l’onestà e tutte le virtù evangeliche, cristiane e umane”.

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