Mediterraneo: giovani del Campo Opera La Pira, “necessario farci avanti con una mentalità diversa, radicata nella costruzione della speranza e della cooperazione”

(Foto Opera per la gioventù Giorgio La Pira)

“Se storicamente il Mediterraneo è stato un centro di scambi commerciali e culturali, oggi sembra essere diventato una frontiera. Come nuove generazioni, riconosciamo l’esigenza di farci avanti con una mentalità diversa, radicata nella costruzione della speranza e della cooperazione”. Lo scrivono, nel documento finale, i circa 200 giovani provenienti da otto Paesi tra Europa, Medio Oriente e Africa, in rappresentanza delle tre religioni abramitiche, che hanno partecipato al “Campo internazionale 2023” organizzato come ogni anno dall’Opera per la gioventù Giorgio La Pira presso il Villaggio La Vela di Castiglione della Pescaia. Presente anche una delegazione dei Giovani musulmani italiani.
Al riguardo, “è emersa come fattore unificante la condivisione di momenti spirituali tra religioni diverse, facendo luce su aspetti storici della comunità mediterranea che sono rimasti sopiti o sono addirittura divisivi nella nostra vita quotidiana”.
Al Campo internazionale, spiegano i giovani, “ci siamo immersi in arricchenti dialoghi interreligiosi, all’interno delle rispettive tradizioni abramitiche. Purtroppo, oggi, alcuni abusano della religione come strumento di divisione, mettendo in pericolo l’unità umana. È fondamentale assumere una posizione risoluta contro questo uso improprio, perché tutti gli uomini di buona volontà non diffondano mai l’odio, in particolare sotto la copertura della religione”. Al contrario, “questa può essere una forza unificante a livello istituzionale e sociale. Ci siamo resi conto che questo campo poteva essere il punto di partenza per la creazione di questa comunità mediterranea: abbracciare l’essenza dell’essere umano, nonostante le nostre differenze, è diventata una pietra d’angolo su cui costruire”.
Questo campo ha rappresentato “un’opportunità unica per entrare in contatto con persone che altrimenti non avremmo mai incontrato e ha il potere di formare i cittadini del nostro mondo coltivando una mentalità di unità e cooperazione”.
I giovani affermano: “Vivere insieme come una comunità durante il campo ci ha permesso di imparare lezioni preziose: siamo usciti dalla nostra routine, acquisendo nuove prospettive e intuizioni. Tornando alla nostra vita quotidiana, dobbiamo portare avanti le responsabilità che abbiamo scoperto: coltivando infatti i legami che abbiamo creato, possiamo fare in modo che l’impatto di questo campo continui anche dopo la sua conclusione”.
E concludono: “Non possiamo permettere che il nostro viaggio finisca qui. Abbiamo il dovere di portare il processo iniziato nel campo nelle nostre comunità locali. Come semi piantati nei nostri cuori, gli ideali e i valori che abbiamo abbracciato devono attecchire e fiorire nei nostri Paesi. Mentre riflettiamo sul tempo trascorso insieme, ricordiamoci che il cambiamento inizia anche da noi. Applicando le lezioni di unità, comprensione e cooperazione, possiamo contribuire a un futuro più luminoso per noi stessi e per le generazioni a venire”.

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