Diocesi: mons. Renna (Catania), “un veleno uccide il futuro dei nostri ragazzi: non mandarli a scuola”

“A volte vediamo deturpate le relazioni con forme di violenza che ci fanno chiedere se sono state messe in atto da cristiani ed essere umani: sono le forme estreme che scaturiscono ad esempio in minacce e percosse verso la propria moglie, in femminicidio, uxoricidio, omicidio di una persona con la quale si stava vivendo una relazione che con leggerezza si chiama amore. No, quello non è amore: è violenza e va denunciata. E se uno veste il sacco e usa violenza alla moglie, sappia che fa un oltraggio non solo a sua moglie, ma a sant’Agata: deve convertirsi”. Lo ha detto l’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, ieri sera nell’omelia della messa nell’omelia per la festa della traslazione di Sant’ Agata. “Voglio ancora ritornare però sulla cura dei genitori verso i figli più piccoli”, ha aggiunto.
Lo scorso anno il presule ha visitato molte scuole del territorio dell’arcidiocesi e riferisce di aver potuto constatare “la dedizione dei dirigenti e degli insegnanti, la lungimiranza della prefettura e dello stato, lo sguardo delle mamme che nelle scuole di periferia vorrebbero un futuro diverso per i loro bambini”. “A volte queste buone intenzioni sono bloccate dalla mancanza di cura o, peggio, da un veleno che uccide il futuro dei nostri ragazzi: quando si trascura di mandarli a scuola, quando soprattutto alle ragazze, in prospettiva di un matrimonio o di una gravidanza che arrivano anche a quindici anni, vedono finire la loro adolescenza per colpa di genitori poco attenti anche nel fare discernimento sulle persone che le frequentano; che per un gioco poco responsabile, quello di una sessualità che invece va vissuta al momento giusto e con la persona giusta, rimangono invischiate in una relazione che può diventare una prigione senza sbarre”. L’arcivescovo ha poi invitato a “prenderci cura dei nostri ragazzi: anche gli oratori dovrebbero riaprire tutti e noi, sacerdoti, suore ed educatori, stare un po’ più con loro, non importa se in strutture all’avanguardia o povere”. “L’educazione è relazione, non è fatta da progetti faraonici. Quanta cura si sta avendo, da parte di tutti, ma quanta se ne può avere di più! Quanta cura dovete avere cari genitori: se lo scorso anno vi ho chiesto di far indossare il grembiule di scuola ai vostri piccoli, e non solo il sacco, quest’anno vi supplico di prendervi cura dei ragazzi nell’età più delicata, quella della scuola media ed adolescenziale: fate sì che non brucino il loro futuro, soprattutto se sono ragazze”.

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