Austria: mons. Elbs (Feldkirch) interviene nel dibattito sull’aborto. “Creare un ambiente in cui le persone possano dire di sì ai propri figli”

Il vescovo di Feldkirch, mons. Benno Elbs, è intervenuto (nell’ultimo numero del settimanale diocesano “Vorarlberger KirchenBlattes”) a proposito dell’attuale dibattito sull’aborto nel Vorarlberg, in Austria, rilevando “che al momento la discussione riguardi quasi esclusivamente come garantire alle donne un accesso sicuro all’aborto”. Mentre si parla troppo poco di “come le donne incinte possono essere sostenute nella decisione di avere un figlio”. Il vescovo sottolinea “quanto grande sia il peso e la pressione sulle donne in questa situazione”. Inoltre, precisa che gli uomini spesso non sono disposti ad assumersi la responsabilità e si fanno da parte. “È quindi fondamentale parlare di meno in generale e parlare di più con le donne interessate”. Afferma di conoscere, per il suo lavoro pastorale, “le molte situazioni tragiche della vita che influenzano la decisione di una donna di avere o meno un figlio”. La protezione della vita “non deve essere vista separatamente dal sostegno globale alla donna incinta o alla coppia”: il vescovo ha citato consulenza e sostegno in situazioni di pressione, soprattutto per genitori single e migranti, buon inserimento nelle strutture familiari e comunitarie e sostegno economico. “Come Chiesa, stiamo dando un contributo da molto tempo in varie istituzioni”, ha sottolineato Elbs, la cui grande preoccupazione è che ogni donna incinta veda prospettive future per sé e per la vita con il proprio bambino. “Dobbiamo fare del nostro meglio perché ciò accada”, con una “nuova cultura della discussione”, che rinunci al dibattito sull’aborto sempre condotto con un linguaggio duro e aggressivo. E “questo vale per tutti coloro che prendono parte alla discussione, inclusa la Chiesa”, ha avvertito Elbs: perché “non si tratta di giudicare le donne che hanno abortito. Non credo che nessuna donna prenda questa decisione alla leggera”. Elbs ha ricordato che alla Chiesa “non interessa in alcun modo la punibilità”, “ma creare un ambiente in cui le persone possano dire di sì ai propri figli”.

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