Ucraina: don Di Noto su InTerris, “monitorare il flusso di bambini che scompaiono, vengono trafficati o ceduti”

“La guerra è un abominio e investire nelle armi invece che sfamare il pianeta è vergognoso. I bambini, e le categorie più fragili, sono certo più vulnerabili in situazioni del genere, subiscono i calcoli beceri del mondo adulto. Non c’è, purtroppo, guerra in cui non muoiano bambini, anche se questo non sarebbe inevitabile persino in un contesto simile. La morte di pure un singolo bambino è sempre una tragedia, ma ogni anno ci troviamo a stilare dati e statistiche che diventano quasi una litania insanguinata. La cosa che più inquieta è che allo scoppio della guerra si scendeva in piazza e ora non lo fa più nessuno”. Lo afferma don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’associazione Meter, in un’intervista sulla testata online In Terris.
Secondo il sacerdote, per tutelare i bambini dagli abusi ed evitare che diventino vittime di tratta, “dobbiamo appellarci ai controllori internazionali affinché monitorino quel flusso di bambini che scompaiono, vengono trafficati o vengono ceduti. Non è un compito che possono sostenere da sole le famiglie e le associazioni. Dopo gli allarmi, bisogna fare di più: è come se ci stessimo abituando ai numeri, ma è un vero, impressionante, un dramma mondiale”. “Di fronte al bambino – aggiunge – ci devono essere prioritariamente accoglienza, solidarietà e protezione : è una questione di coscienza dell’umanità e degli Stati. Bisogna superare ogni ostacolo amministrativo e burocratico”. Questi bambini possono “rinascere?” “La guerra è certo la cosa più drammatica per un bambino, con effetti collaterali devastanti, perché può perdere la casa o restare orfano – risponde Di Noto -. Ma il vissuto si può rielaborare, si possono ricostruire i legami rimasti e costruire nuove opportunità di vita. La solidarietà, la fraternità e l’apertura sono sempre positivi nell’accompagnare questi bambini, alimentano sempre in loro la bellezza della vita. Fraternità e solidarietà sono l’antidoto alla guerra”.

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