Fede: p. Gianni (abate San Miniato al Monte), “giovani stanchi di tante parole, confini e ideologie”

“Leggere e vivere i tempi, non misconoscerli è ancora parte del ministero”. Lo ha detto padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte (Firenze), che ha sviluppato il tema “Andate a due a due senza portare nulla” durante la sessione Sae, in corso al Monastero di Camaldoli. Spunto di apertura sono stati i versi di “Opus florentinum” di Mario Luzi, dedicati alla cattedrale di Firenze, “officina delle anime”, che parla di se stessa e delle generazioni da cui è stata abitata nella speranza che altri fedeli verranno: “Vorrei che gli ultimi fossero dell’anima i più esperti, i più degni del cielo”. Ha commentato Gianni: “Questi versi delineano l’architettura di un passaggio generazionale in una prospettiva di grande speranza, di grande apertura al futuro, in una dimensione che fa delle chiese un luogo di passaggio. Luoghi inclusivi ma non detentori di una presenza. Quindi spazi da attraversare, tempi da attendere”. L’abate ha poi osservato che “dei tempi non offriamo interpretazioni di comodo, li soffriamo, sono nel nostro essere chiese alla ricerca di una sostanza di futuro”. “Questo vorremmo umilmente proporre attraverso il ministero della speranza alle nuove generazioni perché ci attraversino. Ma abbiamo un vuoto dove rimbomba il silenzio, dove riecheggia una parola che cerchiamo di ascoltare, di incarnare come fosse il germoglio che porta un fiore nostro nuovo senza che diventi una certezza, un talismano”.
Del brano del capitolo 6 di Marco, Gianni ha rilevato come i discepoli, inviati a due a due senza nulla se non il bastone e i sandali dipendono dalla prossimità e sono depotenziati in ogni autorità e ricchezza. “Restano nella prospettiva di un’autorevolezza conferita dal Signore che scava, toglie, come Gesù è colui che si è lasciato scavare. I nostri giovani sono stanchi di tante parole, confini e ideologie. Hanno bisogno di sentirsi ospitati in un vuoto, diversamente dai loro vuoti esistenziali e da un’incertezza che li spaventa. Ospitati da un vuoto dove rimbomba un silenzio che ha una sua eloquenza, che è cercare Dio, metterci in ascolto della sua Parola. Un’attitudine che raccoglie le nostre chiese sotto questo primato della Parola”.

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