Natale: mons. Moraglia (Venezia), “con l’incarnazione la carne diventa strumento di salvezza”

“A Natale, Dio entra nel mondo secondo la misura dell’uomo, attraverso la nostra misura umana, non però nel senso che Dio è la proiezione dell’anima umana, dei desideri, delle aspettative e dei bisogni degli uomini. La realtà, piuttosto, è che Dio – a Natale – accondiscende all’uomo, raggiungendolo perfino nella sua carnalità e così Dio dialoga con lui in modo umano, attraverso la carne”. Lo ha detto il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, nell’omelia della messa del giorno di Natale celebrata nella basilica di San Marco. “L’uomo, lo sappiamo, non è un angelo. Anche nell’atto più spirituale (la preghiera) o nell’atto più intellettuale (l’astrazione filosofica), l’uomo è coinvolto carnalmente; non si dà nella mente ciò che, prima, non era nei sensi”, ha osservato il patriarca.
La sua attenzione si è dunque concentrata sulla “preghiera”, che “non è un vago pensiero su Dio e, infatti, si prega sempre a partire dalla propria storia, dalla propria vicenda personale; si prega con il corpo, individualmente e con la comunità che, a sua volta, è la risultanza di un incontro che avviene tra singole persone nella corporeità, attraverso e grazie al proprio corpo”. Tornando poi all’incarnazione, mons. Moraglia ha detto che “la carne non è solo la carne del peccato e non è neppure mera materialità inanimata ma, con lo spirito, è la realtà che umanamente ci caratterizza e che entra nella nostra relazionalità, come avviene per Gesù che nasce “secondo la carne” e così entra nella storia attraverso la carne umana”. Infine, il patriarca ha riflettuto sul fatto che “lo spirito e la carne provengono da Dio e l’uomo è esattamente questa realtà”. “Il Natale, così, è risposta all’uomo inteso nella totalità del suo essere. La carne diventa il cardine, lo strumento della salvezza. E questo avviene proprio a partire dall’incarnazione”.

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