Mali: Agenzia Fides, “situazione calma a Bamako dopo il golpe militare e le dimissioni del presidente”

“La situazione a Bamako è calma. Il colpo di Stato militare ha preso di sorpresa in po’ tutti. Occorre vedere come la situazione evolve, specialmente come la popolazione reagirà nei prossimi giorni. Una folla è comunque scese per le strade per festeggiare i militari e le dimissioni del presidente. Da parte nostra continuiamo a pregare per la pace e la riconciliazione”: è la testimonianza di don Alexandre Denou, segretario generale della Conferenza episcopale del Mali, offerta all’Agenzia Fides, dopo il golpe militare avvenuto ieri, 18 agosto, in Mali.
Nel pomeriggio di ieri, i soldati ribelli hanno arrestato il presidente Ibrahim Boubacar Keita e il primo ministro Boubou Cisse, trasferendoli in una base militare nella città di Kati, vicino alla capitale Bamako, la stessa caserma da dove nel 2012 erano partiti i militari che rovesciarono l’allora presidente Amadou Toumani Touré.
Keita ha annunciato le proprie dimissioni per evitare “spargimenti di sangue”: è apparso calmo alla televisione di Stato dopo la mezzanotte per dichiarare lo scioglimento del governo e dell’Assemblea nazionale, spiegando di non aver altra scelta che dimettersi con effetto immediato.
I soldati che hanno preso il potere hanno affermato di voler attuare una “transizione politica civile” che porti alle elezioni generali entro un “tempo ragionevole”. “Noi, le forze patriottiche raggruppate all’interno del Comitato nazionale per la salvezza del popolo (Cnsp), abbiamo deciso di assumerci le nostre responsabilità davanti al popolo”, ha dichiarato alla televisione pubblica Ortm il portavoce dei militari, colonnello maggiore Ismaël Wagué, vice capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare. Ha detto che tutti gli accordi internazionali del Mali saranno rispettati.
Dall’inizio di giugno, ricorda Fides, una variegata coalizione di leader religiosi, politici e della società civile, il Mouvement du 5 Juin-Rassemblement des Forces patriotiques du Mali (M5-Rfp), ha chiesto le dimissioni di Ibrahim Boubacar Keïta, eletto nel 2013 e poi rieletto nel 2018 per altri cinque anni. È l’iman conservatore Mahmoud Dicko che sembra guidare il movimento. La protesta è iniziata alla fine di marzo, quando il leader dell’opposizione è stato rapito durante la campagna legislativa. La rabbia si è cristallizzata il 29 marzo quando la Corte costituzionale ha annullato il risultato di circa 30 collegi. Il 10 luglio una manifestazione indetta dal Movimento 5 giugno, all’insegna della “disobbedienza civile”, è degenerata in attacchi contro il Parlamento e la televisione nazionale, poi in tre giorni di disordini civili.
Ieri sera l’Unione africana ha chiesto il “rilascio immediato” del presidente Keita, mentre l’Unione europea ha condannato un “tentativo di colpo di Stato”.
La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale ha immediatamente sospeso il Mali da tutti i suoi organi decisionali “con effetto immediato” e ha deciso di chiudere tutte le frontiere terrestri e aeree e di fermare tutte le flussi e transazioni economici, commerciali e finanziarie tra i Paesi membri della Cedeao e il Mali.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Mondo