Diocesi: Milano, presentata la Lectio divina. Mons. Delpini: “Il ‘noi’ di una Chiesa coraggiosa, unita, lungimirante e umile”

(Foto Annamaria Braccini)

“Leggere con attenzione, cercando di capire e di imparare. Leggere per passare il tempo o perché l’argomento appassiona. Leggere libri di narrativa, gialli, libri di scienze, di filosofia, libri antichi e libri moderni; leggere per caso”. Sono state tante le peculiarità dell’esercizio nobile della lettura che l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha indicato ai partecipanti all’appuntamento di apertura, svoltosi nella chiesa antica di Santa Maria presso San Satiro, del ciclo di Lectio divina predisposto dall’Azione Cattolica della arcidiocesi ambrosiana. Ispirata dai brani degli Atti degli Apostoli che narrano del viaggio tribolato di Paolo e dei suoi compagni verso Roma, tra naufragi e accoglienze gioiose, difficoltà e coraggio, il percorso impegnerà, nei prossimi mesi, in 5 appuntamenti, le realtà decanali della Chiesa di Milano. L’anno scorso furono ben 41 i decanati partecipanti. Titolo complessivo e unitario della proposta (declinata in modo differente nei diversi territori), “Facemmo vela verso Samotracia. Diario di viaggio: la missione oltre i confini”. Dunque, il viaggio come metafora di un modo di vivere la Lectio divina che va molto al di là, per monsignor Delpini, della semplice lettura. “La lettura – ha infatti detto – è un esercizio nobile dell’intelligenza, è una via indispensabile per formarsi una cultura, leggendo per una esegesi, per entrare nel messaggio del testo, ma non è la Lectio che vogliamo proporre”. Diverso, infatti, il messaggio che viene dalle pagine di Atti. “Un libro – ha proseguito l’arcivescovo – che racconta della comunità e della sua missione”. L’uso del “noi” che caratterizza alcuni passi e che la pratica dell’Ac, per questo anno, indica, dice anche “qualcosa di noi che leggiamo”. È il “noi” di “cui ci sentiamo fieri e di cui ci vergogniamo, perché la santità dei santi è, in un certo senso, la santità di tutti noi; perché il peccato, il comportamento scandaloso di uno di noi, è motivo di vergogna e di rabbia per tutti. È il ‘noi che si sente ferito dalle persecuzioni e dall’indifferenza, che dona con gioia e generosità. Il ‘noi’ che condivide un viaggio sfortunato, il ‘noi’ del nostro mondo di missione presente in tanti Paesi”.
Insomma, il “noi” di “una Chiesa che non sta ferma, che si muove, che raggiunge continuamente nuovi Paesi e città, che si lascia ferire dal gemito di chi chiede aiuto. Una Chiesa che ascolta l’umanità che ha bisogno di speranza, che si fa carico dell’evangelo con la diversità dei ruoli, che condivide la missione con varietà di compiti. Un ‘noi’ che si preoccupa dei suoi pastori, una Chiesa che fa compagnia, coraggiosa, unita, lungimirante e umile”.

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