Diocesi: Cdal Tursi-Lagonegro, “non possiamo accettare una sorta di eutanasia delle aree interne”. Sabato 6 settembre un incontro sul Piano strategico nazionale

La Consulta delle aggregazioni laicali (Cdal) della diocesi di Tursi-Lagonegro ha preso in attenta considerazione il nuovo Piano strategico nazionale per le aree interne (Psnai) 2021-2027, tenendo conto che “la nostra diocesi e l’intera regione Basilicata sono in gran parte costituite da piccoli paesi a bassa consistenza demografica”.
La Cdal apprezza “i principi dichiarati in premessa e l’esplicita dichiarazione che le strategie, calibrate sulle specificità di ciascun territorio e orientate al benessere delle persone, devono essere sviluppate in linea con i principi di sussidiarietà, partenariato e governance multilivello”; nel contempo, però, si interroga su quale tipologia di aree interne sia stata presa in carico. Inoltre, la Cdal guarda con preoccupazione in particolare all’Obiettivo 4 “Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”. La Cdal denuncia: “Si rinuncia ufficialmente all’idea di invertire la tendenza allo spopolamento, per cui si pianifica e si accompagna il declino in una sorta di normalizzazione, di welfare del tramonto. Più che una strategia, sembra un verdetto di condanna: si certifica la fine dei municipi delle aree interne ‘con una struttura demografica compromessa’ ovvero della maggior parte dei comuni presenti sul nostro territorio nazionale”. “Come cittadini che ‘abitano’ consapevolmente il proprio territorio e che si professano cristiani, non possiamo accettare questa sorta di eutanasia – afferma la Cdal -. Restare in silenzio sarebbe contraddire la nostra vocazione umana, prima ancora che civile e di fede, a coltivare semi di speranza. Per questo prendiamo posizione non ‘contro’, ma pro vita delle aree interne”.
La Cdal, pertanto, si rivolge “agli amministratori e ai decisori politici a tutti i livelli, per ricordare loro che l’art. 3 della nostra Costituzione afferma l’impegno della Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano l’uguaglianza e la partecipazione, non a rassegnarsi alla loro presenza. Nelle nostre aree interne, per fare un solo esempio, il principio costituzionale che pone il lavoro a fondamento della Repubblica appare ancora oggi tradito”; “alle singole comunità locali, per chiedere un supplemento di orgoglio e di impegno”. Se dal Piano emerge una limitata capacità progettuale espressa dal territorio e una scarsa cooperazione tra i diversi livelli istituzionali, “è il momento di attivare uno strumento promettente: la rete tra comuni. È molto più di una semplice interfaccia amministrativa: è un patto tra territori per superare campanilismi, valorizzare risorse e competenze, offrire opportunità che nessuno potrebbe avere da solo”. La collaborazione tra realtà diverse “diventa una responsabilità condivisa per il bene comune, promuovendo coesione sociale, accesso equo ai servizi, cultura e quella sanità di prossimità ancora sostanzialmente evanescente”.
Nella convinzione che il Psnai richieda una lettura approfondita, un’ampia divulgazione e una vasta concertazione, la Cdal invita a partecipare alla conferenza stampa che si terrà alle ore 11 di sabato 6 settembre a Policoro, nel Centro giovanile “Padre Minozzi,” con l’intento di portare sotto i riflettori i punti nodali su cui si gioca il diritto di restanza, il diritto di poter scegliere di restare a vivere dignitosamente nel proprio paese, fra i propri affetti.

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