Colombia: i vescovi dopo gli attentati che hanno causato 18 morti e 76 feriti, “basta morte, autorità garantiscano sicurezza”

Un’ondata di violenza, come non si vedeva da molti anni, ha sconvolto la Colombia la scorsa settimana, con brutali attentati terroristici nel comune di Amalfi dipartimento di Antioquia, e nella città di Cali (Valle del Cauca). Gli attacchi, che hanno causato almeno 18 morti, tra membri delle forze dell’ordine e civili, e 76 feriti, sono stati attribuiti dalle autorità a gruppi armati illegali che operano nella regione, e in particolare alla dissidenza Farc.
La Conferenza episcopale colombiana, in un messaggio firmato dalla Comunità di Presidenza, ha condannato con veemenza gli attentati terroristici e ha espresso i suoi “sentimenti di solidarietà” alle famiglie delle vittime “in questi momenti in cui la violenza continua a bussare alle porte delle case colombiane seminando dolore e disperazione”. I vescovi lanciano anche un appello diretto a tutti gli attori del conflitto affinché abbandonino “il sentiero della morte e percorrano la via del rispetto per la vita che dignifica e rende possibile il vero sviluppo umano”. Chiedono inoltre alle autorità statali di intensificare la sicurezza e la cura integrale della popolazione civile, ponendo la protezione dei cittadini come una priorità imprescindibile.
Da parte sua, l’arcivescovo di Cali, mons. Luis Fernando Rodríguez Velásquez, ha rilasciato un comunicato in cui ha descritto in dettaglio l’impatto della violenza sulla sua città, che “sente nuovamente il rumore assordante delle esplosioni delle bombe che mettono fine a vite umane”. Secondo l’arcivescovo, “l’impunità non può diventare la norma. Chiediamo che la giustizia agisca con veemenza, affinché coloro che pianificano, decidono e compiono questi atti criminali siano sottoposti a essa”.

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