“In questo momento il compito della Chiesa in Ucraina è stare accanto alle persone che soffrono, agli uomini che difendono il paese dall’odio degli invasori”: lo ha detto mons. Pavlo Honcharuk, vescovo di Kharkiv-Zaporizhzhya dei Latini, dialogando con Bernhard Scholz, presidente del Meeting di Rimini, in corso nella città romagnola, durante l’incontro “Costruire quando tutto viene distrutto”. “Io e miei sacerdoti – ha spiegato il presule – non siamo andati via per poter servire, la chiesa è nelle mani di Dio per accogliere, confortare con la parola, gli aiuti alimentari, i beni personali”. Il racconto di mons. Honcharuk è stato ricco di testimonianze raccolte direttamente sul campo: “Una donna che ho incontrato nonostante la situazione drammatica e i morti, mi ha detto che Dio esiste nel mondo”. “In un villaggio ho incontrato la popolazione rimasta dopo un bombardamento russo che ha raso al suolo le case. Di quattromila civili erano rimasti in venticinque. C’erano anche dei militari. Mi hanno chiesto di celebrare il funerale di una donna. I loro occhi erano vuoti e pieni di rabbia, ho provato un senso di disagio. Non sapendo cosa fare ho chiesto al Signore di aiutare queste persone, ho pregato con loro in uno scantinato. Mentre mi allontanavo sono stato raggiunto da un’anziana che mi ha chiesto di ridire la preghiera del Padre nostro. Mi sono sentita bene come mai prima nel recitare il Padre nostro – mi ha detto sottovoce – poi ha aggiunto di non dimenticarli. Solo nel Signore riceviamo un senso di umanità, viceversa cadiamo in una dimensione di autodistruzione”. Un altro tema caro alla chiesa è il perdono: “non è facile se prima non si maturano le fasi delle scuse e della riconciliazione verso il nemico. Il perdono non è una scelta, ma è desiderio dell’uomo”. Drammatica la testimonianza di Konstantin Gudauskas, cittadino kazako di fede cattolica, nato in Ucraina che dallo scoppio del conflitto aiuta famiglie e civili. Come a Bucha dove è riuscito a salvare, da un ufficiale russo, una famiglia locale: “Ad un controllo il militare mi ha puntato il fucile alla testa, gli ho chiesto di salvare le persone con me, lui mi ha risposto se volevo morire. Gli ho risposto forse anche tu sei cristiano e lasciarci vivere. Qui non c’è Dio e ha premuto il grilletto, ma non c’era il proiettile, a quel punto ci ha lasciato andare. Dio aveva ascoltato le preghiere”.