Sinodo valdese: mons. Olivero (Cei), “è tempo di un ecumenismo estroverso”

(Foto Martina Caroli/Riforma)

“È tempo di un ecumenismo che non si occupi solo di se stesso, ma di chi sta fuori, di chi non appartiene alle nostre comunità”. Lo ha affermato mons. Derio Olivero – vescovo di Pinerolo e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Cei – portando ieri il suo saluto al Sinodo delle chiese valdesi e metodiste a Torre Pellice. Citando il teologo Dietrich Bonhoeffer – “la Chiesa è l’unica società che esiste per coloro che non vi fanno parte” – il presule ha sottolineato che l’ecumenismo oggi deve assumere questa dimensione “testimoniale e di servizio”, non limitandosi alle relazioni interne ma aprendosi al mondo, “alle persone che non sono né cattoliche, né valdesi, né metodiste, né ortodosse”. Olivero ha quindi annunciato in anteprima un’iniziativa: “A gennaio 2026 a Bari terremo il primo simposio delle Chiese cristiane presenti in Italia, un bel passo avanti per quella che chiamiamo la via italiana del dialogo”. L’obiettivo, ha spiegato, è rendere le Chiese “generative e fonte di coesione sociale” nello spazio pubblico, in un contesto segnato da divisioni e fragilità. Per descrivere lo spirito necessario al cammino ecumenico, il vescovo ha usato l’immagine dell’alpinista: “Quando si va in montagna bisogna avere passione per la cima, altrimenti ci si stanca troppo presto. Anche le Chiese rischiano di guardarsi i piedi, di fermarsi sulle questioni interne. Invece dobbiamo guardare in alto, al cuore della fede”.

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