“Coloro che sono morti all’inizio della guerra sono, in un certo senso, i fortunati. Almeno sono stati risparmiati dalla morte lenta e umiliante per fame che ora tocca a noi”. A riferirlo è uno dei colleghi di Caritas a Gaza, nel drammatico aggiornamento diffuso da Caritas Gerusalemme, che denuncia la distruzione parziale del proprio hub sanitario a Deir al-Balah, nel sud della Striscia. Dopo l’evacuazione di domenica scorsa, gli edifici vicini sono stati abbattuti e il centro ha subito danni strutturali. Il personale dell’organizzazione aveva trasferito forniture mediche nell’area di Al-Nuseirat, ma i bombardamenti si sono intensificati. “Tutti i nostri colleghi sono come il resto della popolazione civile: assediati, denutriti, sopravvivono con poco più di sale, acqua e tè”. Il dottor Jihad, consulente medico locale, ha assistito un bambino ferito che “piangeva disperatamente: si è scoperto che stava urlando per la fame”. “Facciamo tutto il possibile per stare vicino a loro – afferma Anton Asfar, segretario generale di Caritas Gerusalemme – ma ci sentiamo impotenti. Chiediamo urgentemente a Trump di intervenire e aprire corridoi umanitari”.