Diocesi: Gorizia, donati 35 ventilatori alla casa circondariale. Mons. Redaelli, “fattiva attenzione al mondo del carcere”

Il cappellano della casa circondariale di Gorizia, don Paolo Zuttion, ha consegnato questa mattina alla direttrice della struttura, Caterina Leva, 35 ventilatori acquistati grazie alla raccolta effettuata dalle comunità parrocchiali della diocesi nelle scorse settimane. Tale iniziativa ha permesso di raccogliere oltre 6.000 euro: quanto non utilizzato per l’acquisto dei ventilatori verrà destinato alle iniziative della Cappellania. Impossibilitato ad essere presente di persona alla consegna, l’arcivescovo Carlo Redaelli ha voluto condividere una riflessione che parte dal ringraziare “di cuore le comunità parrocchiali, le associazioni, gli enti e molte persone singole che hanno accolto con grande generosità l’appello lanciato nei giorni scorsi per l’emergenza caldo nel carcere di Gorizia. La raccolta di fondi e, in qualche caso direttamente di ventilatori, è andata al di là delle previsioni, dimostrando una fattiva attenzione al mondo del carcere da parte della comunità cristiana e della società di Gorizia e del territorio”. “Naturalmente – ha osservato il presule – il problema delle carceri, compresa quella di Gorizia, va ben al di là della questione caldo e in ogni caso il gesto che è stato promosso e accolto con così grande generosità non vuole sostituirsi alla responsabilità dell’Amministrazione”. Richiamando quanto recentemente affermato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sulla necessità di urgenti interventi strutturali, mons. Redaelli ha sottolineato che questo aspetto “ha una ricaduta molto concreta per il carcere di Gorizia che ormai da molti anni attende l’adeguamento della ex-scuola Pitteri, contigua all’edificio del carcere, affinché possa offrire spazi adeguati al personale, ma anche a tutte quelle attività utili e necessarie (compresa quella lavorativa) per favorire il raggiungimento degli scopi previsti dall’art. 27 della costituzione italiana (‘Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato’) e garantire la tutela dei diritti dei detenuti”. “L’auspicio – precisa l’arcivescovo – è che si acceleri la realizzazione dell’intervento e che, in ogni caso, si operi affinché la condizione dei detenuti e del personale sia sempre più adeguata ai diritti e ai doveri di ciascuno. Anche la nomina di un garante dei detenuti da parte del Comune di Gorizia, ufficio da tempo vacante, potrebbe essere utile per favorire un ulteriore miglioramento della condizione del nostro carcere”. “La nostra Chiesa diocesana – assicura mons. Redaelli – continuerà a sostenere l’impegno di tutti coloro che hanno la convinzione espressa dal ‘residente Mattarella: ‘Ogni detenuto recuperato equivale a un vantaggio di sicurezza per la collettività, oltre a essere l’obiettivo di un impegno notoriamente, dichiaratamente costituzionale’”.

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