“Ci sono alcune emergenze sanitarie, che noi tecnici chiamiamo tempo-dipendenti, in cui non ci si può permettere di attendere l’arrivo degli operatori sanitari o il tempo necessario per il trasporto all’ospedale più vicino. Chi può fare la differenza tra vita e morte è, in quel momento, chi è accanto alla vittima: un familiare, un collega, un compagno di studi o di gioco, un insegnante o un allenatore, un semplice passante. In Italia ci sono ottime leggi (189/2012, 107/2015, 116/2021) che promuovono l’apprendimento delle manovre di soccorso fin dai primi anni di scuola o durante l’attività sportiva; altre proposte di legge vogliono rendere obbligatorio il loro apprendimento al momento di prendere la patente di guida. Gli interessanti dati di questo sondaggio rendono ancor più urgente l’appello accorato affinché si realizzi un percorso di costante esposizione all’apprendimento delle manovre necessarie a salvare una vita, fin dalla scuola, nello sport, al lavoro e attraverso i media. C’è voglia di imparare, c’è voglia di essere utili agli altri. Non perdiamo questa occasione”. Lo ha dichiarato Andrea Scapigliati, professore associato di Anestesia e Rianimazione dell’Università Cattolica – campus di Roma, dirigente medico nell’Unità operativa di cardioanestesia e Terapia intensiva cardiochirurgica del Policlinico Gemelli e presidente dell’Italian Resuscitation Council (Irc), nel corso dell’evento svoltosi in mattinata all’Università Cattolica di Milano durante il quale sono stati presentati i dati di una ricerca sull’informazione e sensibilizzazione sulle manovre d’emergenza svolta dall’Osservatorio Opinion Leader 4 Future.