“Ravenna, ‘terra di missione’, è vero. Ma quante porte ho visto aprirsi, quanti cuori spalancarsi”. Così l’arcivescovo emerito, mons. Giuseppe Verucchi, ha descritto la sua esperienza nella diocesi nel testamento spirituale, letto il 15 febbraio in Cattedrale a Ravenna dall’arcivescovo mons. Lorenzo Ghizzoni, durante le esequie. Un testo che sintetizza i valori del suo episcopato, esprimendo gratitudine a chi gli ha voluto bene e chiedendo perdono per i suoi limiti. “Ha sempre avuto l’unità e la comunione tra i principali obiettivi”, ha ricordato mons. Ghizzoni nell’omelia, citando il suo motto episcopale, “Ut unum sint”. “Non ha mai rinunciato a celebrare l’Eucaristia”, nemmeno nel suo ultimo periodo di ritiro alla Casa del clero. Sin dal primo pomeriggio, tanti fedeli hanno voluto dargli l’ultimo saluto. La salma, arrivata da Modena, dove in mattinata era stata celebrata un’altra Messa esequiale, riposerà da oggi nella cappella del duomo di Ravenna accanto al card. Ersilio Tonini e a mons. Luigi Amaducci. Momenti di commozione quando sono state lette le parole del testamento: “Molti mi hanno voluto bene. Dio solo sa quanti. Come farò a ricompensarli? Ci proverò quando sarò lassù”. E ancora: “La ‘carità pastorale’ è il dono che il Signore ci mette dentro, che non ci permette di stare ‘seduti’ ad aspettare”.