“Il tempo non ha cancellato la memoria di quanto tristemente e ingiustamente accaduto e il nostro cuore è sempre addolorato per queste persone che non ci sono più, per i loro familiari e per i loro cari che soffrono la loro assenza, per la mancanza del loro affetto. Li ricordiamo tutti oggi nella nostra preghiera e chiediamo aiuto al Signore per alzare gli occhi dopo questa tragedia e aprirci ad un orizzonte di speranza”. Così l’arcivescovo di Firenze, mons. Gherardo Gambelli, nel messaggio letto ieri durante la messa di suffragio per le vittime dell’incidente sul lavoro avvenuto un anno fa nel cantiere di via Mariti, poco distante dalla chiesa dell’Ascensione di N.S. Gesù Cristo dove è stata celebrata la liturgia domenicale dal vicario generale, mons. Giancarlo Corti.
Ricordiamo Mohammed, Luigi, Taoufik, Mohamed e Bouzekri – ha proseguito – “nella nostra preghiera e chiediamo aiuto al Signore per alzare gli occhi dopo questa tragedia e aprirci ad un orizzonte di speranza”. “La speranza per noi cristiani – ha ricordato l’arcivescovo – è fondata su Gesù che ha vinto la morte per sempre, la fede ci conforta nel fatto che questi nostri fratelli non sono scomparsi nel nulla, ma sono nelle mani buone di Dio che ha sofferto, ci è vicino, piange con noi e non ci abbandona mai, soprattutto nei momenti più difficili”. “La speranza – ha aggiunto – risiede poi nella nostra umanità, nel voler costruire un mondo più giusto dove il lavoro, elemento importante per la dignità della persona, per il sostentamento della famiglia, ma anche per una piena cittadinanza e inclusione sociale, sia assicurato e sicuro”.
“Invece purtroppo si continua a morire lavorando ed è inaccettabile perché la vita è un bene assoluto”, ha denunciato mons. Gambelli, secondo cui “le vittime che ogni volta piangiamo sono un peso insopportabile per la coscienza di tutti, mentre la sicurezza deve rappresentare un dovere a cui corrisponde un diritto inalienabile della persona”. “Si deve perciò operare ancora di più per diffondere una giusta cultura della sicurezza tramite lo sforzo di tutti: istituzioni, aziende, sindacati, lavoratori”, l’esortazione dell’arcivescovo, convinto che “il modo migliore per ricordare Mohammed, Luigi, Taoufik, Mohamed e Bouzekri, e tutte le vittime degli incidenti sul lavoro, è quello di un maggiore impegno e un’assunzione di responsabilità collettiva perché a ogni livello, nella legislazione, nell’organizzazione del lavoro, nell’accuratezza dei controlli sia garantita la sicurezza, e la vita delle persone sia sempre rispettata sopra ogni altro interesse”.