Concilio di Nicea: Prinzivalli (storica del cristianesimo) al Sae, “tra le finalità la questione dell’unità della fede”

(Foto Laura Caffagnini per Sae)

Alla sessione di formazione ecumenica del Sae a Camaldoli il primo panel, “L’evento di Nicea e il suo Simbolo”, ha posto le fondamenta del discorso per aprire un cammino verso gli sviluppi successivi. Moderati dal teologo Simone Morandini del Comitato esecutivo del Sae, la storica del cristianesimo Emanuela Prinzivalli e il teologo valdese Fulvio Ferrario hanno esaminato l’aspetto storico e teologico del Concilio del 325.
Nicea è un evento complesso, di cui mancano gli atti, ed è testimoniato dal suo Simbolo, che ha avuto una evoluzione come niceno-costantinopolitano, e da venti Canoni, ha esordito Prinzivalli nella sua lezione magistrale. È il Concilio che ha dibattuto sulla data della Pasqua, discostandosi da quella ebraica, e che usa in modo nuovo uno strumento tradizionale: la riunione di capi ecclesiastici di diverse Chiese di una regione o di una provincia convocati dal vescovo più influente. Quello di Nicea, definito Concilio ecumenico da Eusebio di Cesarea, fu convocato dall’imperatore Costantino che riuscì a radunare circa 270 vescovi seguiti da accompagnatori. La storica ha sottolineato, tra le finalità dell’evento, la risoluzione di un problema dottrinale ma anche di politica geo-ecclesiastica. Non c’era solo il problema del presbitero Ario, considerato eretico, in contrasto con il vescovo di Alessandria, ma la questione dell’unità della fede.
Dopo aver riunificato nel 324 l’impero, Costantino si trovò davanti non solo il caso di Ario ma un conflitto che toccava le principali sedi episcopali di Oriente. Il ruolo dell’imperatore di pontifex maximus, garante del culto divino, lo rendeva responsabile verso il mondo divino del retto culto che era ritenuto essenziale per ottenerne il favore.
Nel mondo antico le controversie religiose avevano un impatto forte e un conflitto religioso a volte coagulava altri problemi. Il problema massimo del cristianesimo era un Dio Figlio accanto a Dio. Attraverso parole mutuate dalla filosofia – “usia, homoousios, hipòstasis” – i Padri hanno cercato di definire il grande mistero del rapporto del Figlio con il Padre.

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