Terra Santa: padre Faltas, “da 70 anni chiediamo aiuto, è tempo di ridare dignità a ogni essere umano”

“Ci sono oltre 180 mila tra morti e feriti e a questi si aggiungono le persone sotto le macerie, i bambini orfani, la gente che muore di fame, di sete, di caldo. La maggior parte delle vittime sono civili: donne, bambini, anziani, disabili. Non hanno colpa, sono solo nati a Gaza”. Parla così Padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, della situazione nella striscia a Toscana Oggi, durante il pellegrinaggio di solidarietà dei vescovi toscani nella terra di Gesù. Anche in Cisgiordania “ogni giorno ci sono scontri, arresti, case distrutte” spiega, segnalando che a Nablus durante nei giorni scorsi ci sono stati decine di feriti. “Anche i nostri cristiani stanno male – racconta –. Vivono di turismo, ma da 20 mesi il turismo è fermo. Non lavorano, non hanno entrate, non hanno nulla”. La situazione porta chi può ad allontanarsi: “Solo a Betlemme, 175 famiglie cristiane sono emigrate. Parliamo di più di 600 persone. Se continua così, cosa ci resterà? Chi rimarrà?” si interroga, consapevole che la guerra non ha vincitori. “Anche il popolo israeliano ha sofferto. Anche lì ci sono stati morti, famiglie distrutte, innocenti uccisi. Nessuno sta bene, né israeliani, né palestinesi, né cristiani, né musulmani, né ebrei”. Denuncia lo scarso sforzo della comunità internazionale e ne chiede un impegno concreto: “Da 70 anni chiediamo aiuto, da 70 anni chiediamo un intervento. Eppure, niente. Continuano a dirci che la soluzione è quella dei due popoli e due Stati. Ma chi la realizza? Quando fissano una data? Quando si impegnano davvero? Le parole non bastano più”. “È tempo di fermarsi, di ascoltare, di agire. È tempo di ridare dignità a ogni essere umano” conclude. Il pellegrinaggio sta rientrando in anticipo a causa dell’attacco di Israele all’Iran e alla possibile risposta iraniana.

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