“Poiché coloro che ne avrebbero il potere non lo fanno, dai piccoli si levi la voce dello sdegno, per dire: ‘Non nel mio nome’. Tacere non è più possibile rispetto a quanto sta accadendo a Gaza, in Ucraina, in tante zone dell’Africa e in altre parti del mondo, ahimè dimenticate da tutti. Tacere non è più possibile, perché vorrebbe dire rendersi complici di uno stato di cose inaccettabile e intollerabile. Non aggressività o rancore da parte nostra, che produrrebbero violenza ulteriore, ma lo sdegno dei piccoli di fronte alla crudeltà disumana di un numero ristretto di potenti – peraltro, sostenuti da un favore popolare nient’affatto generalizzato – ai quali altri, ancora più potenti di loro, consentono di comportarsi come stanno facendo per mero interesse personale e non solo di casta. L’interesse di pochi, pochissimi, che costa il sangue dei molti che colpa non hanno”. Lo ha detto, ieri sera, mons. Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento, nel suo intervento alla Fiaccolata per la pace e il disarmo globale.
“In forza di ciò condanniamo senza riserve l’aggressione russa all’Ucraina e ribadiamo con chiarezza che in quella guerra c’è un aggredito e un aggressore e con la stessa forza – senza se e senza ma – condanniamo l’azione compiuta da Hamas il 7 ottobre 2023. Non possiamo però non osservare che Hamas non è il popolo palestinese così come il governo Netanyahu non è il popolo d’Israele. Non si può qualificare come sentimento antiebraico – lo diceva anche il card. Pizzaballa – ogni critica avanzata alla politica di quel governo o di uno Stato. Hamas inizierà davvero a declinare quando inizierà a crescere la cultura della convivenza e della pace, uniche condizioni per dare un futuro al popolo palestinese”, ha osservato il presule.
“L’assistere inerti al massacro – perché il rimpallarsi le responsabilità equivale al lasciar fare – non giova a nessuno, neppure a chi da quel massacro non è stato ancora toccato, perché continuare a consentire ciò che si è consentito finora non fa che consolidare una logica predatoria che andrà sempre in cerca di nuovi obiettivi. Una logica che contraddice alla vocazione più autentica dell’umanità, chiamata a imbandire la mensa per tutti, a perseguire una pace fondata sulla ‘convivialità delle differenze’ (T. Bello). Non si continui perciò a tacere in nostro nome, perché non siamo più disposti a tollerarlo”, ha sostenuto.
“Il nostro Paese faccia oggi – con coraggio e determinazione – tutti quei passi che sono in suo potere perché chi calpesta in modo ripetuto e arrogante il diritto internazionale rispetti le risoluzioni dell’Onu (puntualmente ignorate) e rispetti il diritto umanitario: cosa dire, altrimenti, a quel medico palestinese, madre di undici figli, che in un colpo solo ne ha perduti nove per una bomba che ha sventrato la sua casa? Cosa dire a un popolo che si vede annientato e sente vociferare che su quella terra in cui ha abitato per secoli e secoli si progetta invece di realizzare un avveniristico polo turistico con resort e ville di lusso già promesse a potenti di varia estrazione?”, si è chiesto l’arcivescovo, che ha concluso: “Dio vi benedica tutti e vi renda merito per aver preso parte a questa fiaccolata, per aver voluto, con la vostra presenza, dire ‘basta’ allo stato attuale – e scandaloso – delle cose!”.