“L’atto impuro per Gesù è il non aver amato, la realizzazione dell’amore è nello spendere la propria vita e non nel conservarla. Per questo la consegna di Gesù sulla croce non è un atto masochistico, non è un supplizio, ma un dono, è l’offerta di sé. Così supera l’angoscia”. Lo ha detto il saggista Massimo Recalcati, psicoanalista e saggista, intervento questo pomeriggio presso la Pontificia università Lateranense a un incontro sul tema “Felicità”, promosso dalla facoltà di Filosofia. Riflettendo sui racconti evangelici, Recalcati ha evidenziato che “Gesù non è venuto a sostenere una morale penitenziale, in lui non c’è ascetismo, non c’è metafisica, perché il regno è già tra noi e in noi nell’ora che è adesso”. Il relatore si è soffermato sul concetto di gioia e su quello di desiderio, affermando che esso “non si può ridurre né alla ricomposizione dell’uno perduto secondo la visione platonica, né alla posizione di Qohelet come di ciò che consuma la vita”. Al contrario, “Gesù non offre una teorizzazione del desiderio, ma una sua testimonianza”, per la quale “è possibile fare esperienza del desiderio che sia generativa, che non sia mancanza, ma forza e potenza”. Gesù, per Recalcati, “testimonia questa possibilità, il desiderio non è il prodotto di una privazione, di una mancanza, ma la manifestazione di una sovrabbondanza”. Per questo “si può avere gioia anche nell’attimo della morte e nel dolore, che non è solo la fine ma un nuovo inizio”.