Un atto di denuncia delle “ingiustizie in atto” e un appello per una pace “giusta e duratura”: è quanto contiene il messaggio di “A Jerusalem voice for Justice”, un gruppo di personalità cristiane di Terra Santa che comprende tra gli altri anche il patriarca emerito di Gerusalemme, Michel Sabbah, il vescovo emerito luterano, Munib Younan, il vescovo greco-ortodosso Attallah Hanna, il gesuita David Neuhaus, l’amministratore del Patriarcato latino di Gerusalemme, Sami El-Yousef e padre Frans Bouwen, membro dell’istituto dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi). Nel testo, diffuso il 1° aprile nella città santa, si legge: “Mentre il conflitto a Gaza continua, Israele ha lanciato una guerra in Cisgiordania, nascosta agli occhi del mondo e sta portando avanti il più grande sfollamento di palestinesi dal 1967. Secondo le Nazioni Unite, oltre 40.000 persone hanno già perso la loro casa, lasciate senza riparo, servizi essenziali e cure mediche”. I firmatari del messaggio, ispirandosi alla parabola del Buon Samaritano, si rivolgono ai “nostri fratelli di Gaza, Gaza city, Khan Younis e Rafah, e a quelli della west Bank, a Nablus, Jenin e Tulkarem per ribadire il rifiuto di restare in silenzio di fronte alla loro sofferenza: “Non passeremo oltre, ignorandovi. Non solo non vi dimentichiamo, ma ci impegniamo a essere solidali con voi, a far sentire il vostro grido nel mondo”. L’appello si estende a tutti coloro che, pur vedendo l’ingiustizia, restano in silenzio per paura o per convenienza. I firmatari esprimono timori circa alcune imminenti decisioni politiche annunciate dal presidente Usa, Trump, “vitali per il futuro della nostra terra. Temiamo che l’annessione da parte di Israele dei territori palestinesi sia imminente. L’uso crescente dei termini biblici di Giudea e Samaria, invece di Territori Occupati, manifesta l’intenzione di cancellare dalla carta geografica la Palestina e i palestinesi. Ora è il momento di affermare con forza che i palestinesi hanno diritto a vivere nella loro terra, in dignità e uguaglianza, accanto agli israeliani”, ammoniscono. Infine, il messaggio si rivolge ai credenti cristiani ed ebrei che vedono l’occupazione come un disegno divino. “Dio non può volere l’oppressione di un popolo. Palestinesi e israeliani sono uguali davanti a Lui, creati entrambi a Sua immagine e somiglianza. Espellere un popolo dalla propria terra non è solo un atto di violenza ma è un sacrilegio”.