Bosnia-Erzegovina: i vescovi cattolici sulla crisi politica, “superarla attraverso il dialogo, la pace deve essere preservata”

Riuniti per la loro 92˚ma sessione ordinaria il 20 e 21 marzo a Mostar, i membri della Conferenza episcopale della Bosnia-Erzegovina si sono espressi riguardo l’attuale situazione politica nel Paese che rappresenta la maggiore crisi politica dopo la fine della guerra nel 1995. I presuli sperano “che attraverso un dialogo sincero e il rispetto dei diritti di ogni nazione e di ogni individuo, la crisi attuale sarà superata e la pace, che non ha alternative moralmente accettabili, sarà preservata”. I vescovi invitano “tutti i credenti a pregare e i responsabili a impegnarsi in un dialogo caratterizzato da prudenza, pazienza e onestà, riconoscendo che le differenze sono i veri valori di questo Paese e non ostacoli alla costruzione di una società giusta e ordinata”. Secondo l’accordo di Dayton del 1995, che ha messo fine alla guerra, il Paese Bosnia-Erzegovina è diviso in due parti semiautonome – la Repubblica Serba, con popolazione prevalentemente serba, e la Federazione Bosnia-Erzegovina, dove vivono prevalentemente i bosgnacchi (musulmani bosniaci) e i croati bosniaci. Ognuna delle due parti del Paese balcanico ha un proprio governo, parlamento e polizia, mentre tutte e due sono legate tramite istituzioni comuni a livello statale tra cui sistema giudiziario, esercito, servizi di sicurezza e amministrazione fiscale. Seguire la corretta implementazione dell’accordo di Dayton è compito dell’Alto rappresentante della comunità internazionale. L’attuale crisi è nata in seguito al rifiuto del presidente della Repubblica Serba Milorad Dodik, noto per le sue posizioni separatiste, che ha rifiutato di eseguire le decisioni dell’Alto rappresentante in Bosnia, Christian Schmidt, con lo scopo di preservare un nuovo conflitto nel Paese multietnico. A febbraio Dodik è stato condannato dalla corte di Bosnia a un anno di prigione e all’interdizione da incarichi politici per sei anni. Dopo la sentenza, il parlamento locale della Repubblica Serba ha adottato una serie di leggi che esentano il loro leader condannato, mentre la Corte a livello statale ha definito le nuove leggi anticostituzionali. Secondo gli analisti politici, questi eventi ulteriormente inaspriscono la situazione già tesa nel Paese e aumentano la crisi politica, causata dai tentativi della Repubblica Serba di separarsi di fatto dalla Bosnia-Erzegovina. Miroslav Dodik reclama la secessione da diversi anni. I cattolici vivono prevalentemente nella Federazione Bosnia-Erzegovina ma ce ne sono circa 30mila nella Repubblica Serba.

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