
“Tre anni dopo l’inizio del conflitto, il ritorno alla normalità per la popolazione ucraina è ancora un miraggio. Ogni giorno, milioni di persone continuano a vivere tra la precarietà e la paura, mentre il rischio più grande per chi osserva da lontano è l’assuefazione: abituarsi alla guerra, dimenticare l’Ucraina”. Lo denuncia WeWorld, in prima linea per garantire supporto alla popolazione colpita, soprattutto nelle aree più vicine al fronte.
“Nei territori più colpiti, dove i combattimenti non si sono mai fermati, le persone ai margini sono state lasciate sole. Come sempre, sono loro a pagare il prezzo più alto. Donne e bambini/e faticano ancora a ritrovare una quotidianità, persino nei territori liberati”, dichiara Dina Taddia, ceo di WeWorld.
Dal marzo 2022, WeWorld è presente in Ucraina e oggi lavora nelle regioni di Kyiv, Kherson, Mykolayiv, Kharkiv e Donetsk, offrendo assistenza diretta grazie alla collaborazione con partner locali. Oltre all’aiuto economico e alla distribuzione di kit invernali, ha sostenuto oltre 2400 persone a Irpin dopo il ritorno di un milione di rifugiati. Nelle aree orientali più colpite, fornisce supporto psicosociale, educazione sui rischi delle mine e interventi per l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari.
“In questi tre anni non abbiamo mai smesso di esserci”, aggiunge Piero Meda, rappresentante di WeWorld in Ucraina. “Aiutiamo bambini e bambine a ritrovare spazi sicuri in cui giocare e studiare, sosteniamo chi è rimasto nelle proprie case nonostante tutto, e supportiamo gli ospedali per continuare a garantire cure mediche, ricostruendo ciò che la guerra ha distrutto: bagni, laboratori, tetti, intere strutture. È difficile, ma le persone hanno bisogno di trovare una nuova normalità, anche nel pieno del conflitto”.
A Kharkiv WeWorld è attivamente coinvolta nel programma finanziato dall’Aics, “Rise up. Integrated Response of Support to the Emergency in Eastern Ukraine”, che sostiene rifugiati, sfollati e rimpatriati nelle regioni di Kharkiv e Donetsk, migliorando l’accesso ai servizi essenziali con particolare attenzione a donne, bambini, anziani e persone con disabilità.
“Kharkiv porta i segni profondi della guerra. Dal febbraio 2022, il conflitto ha ridisegnato il volto della città mettendo alla prova la sua identità e il suo futuro”, dichiara Pietro Pipi, titolare di sede Aics Kiev. “Eppure, tra le macerie, emergono gesti di resistenza quotidiana: la riapertura di una scuola, la ricostruzione di una casa, la semplice scelta di restare. Il progetto fotografico, realizzato da Hugo Weber in collaborazione con WeWorld e reso possibile grazie al finanziamento della Cooperazione italiana, non è solo un documento visivo, ma un atto di presenza. Ogni immagine cattura la vita nelle zone di confine, documentando non solo la devastazione, ma anche la determinazione di chi ha deciso di restare e ricominciare”.
Le storie della popolazione ucraina coinvolta nel programma “Rise up” sono raccontate nel progetto fotografico di Hugo Weber, “Kharkiv, among the ruins”. Le immagini, scattate tra novembre 2024 e gennaio 2025, hanno come protagoniste le persone che sono rimaste sul territorio, nonostante la guerra. Le foto di Weber raccontano la nuova quotidianità della popolazione ucraina coinvolta nel conflitto. “Non possiamo accettare che il conflitto diventi una tragedia dimenticata. Dobbiamo continuare a mobilitarci affinché la guerra finisca e affinché chi ha perso tutto possa avere una possibilità di ricostruire la propria vita”, conclude Taddia.