“Uno spiraglio di pace”. Così il card. Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente dei vescovi del Myanmar, raggiunto dal Sir, ha commentato l’accordo formale per il cessate-il-fuoco raggiunto e firmato tra la giunta militare golpista e l’Esercito dell’Alleanza nazionale democratica (Mndaa), un gruppo etnico ribelle attivo nel nord-est del Paese asiatico. “Gli accordi di pace sono sempre benvenuti”, osserva l’arcivescovo di Yangon. “Non c’è sinfonia di pace e stabilità in Myanmar senza che tutte le parti interessate, sia statali che non statali, depongano le armi. Ho sempre sostenuto che sette decenni di conflitto non hanno prodotto nulla, se non ferite viscerali nelle comunità. Generazioni del nostro popolo sono morte senza sperimentare la pace”. Parlando nello specifico della città di Lashio (che si trova appunto nella regione settentrionale del Myanmar), l’arcivescovo ricorda che “il conflitto è stato brutale ed ha ucciso centinaia di persone e ne ha sfollate migliaia. Grazie a Dio c’è uno spiraglio di pace. Le necessità più urgenti ora sono l’assistenza umanitaria agli sfollati e a coloro che cercano di tornare”. Di cosa ha bisogno la pace per essere reale? “La pace – risponde il cardinale – è sempre il prodotto della giustizia. Questa è la posizione della Chiesa cattolica. Tutte le rivendicazioni devono essere affrontate e tutte le parti devono deporre le armi e tornare al tavolo per la riconciliazione. L’Asean ha una tabella di marcia per la riconciliazione e il ritorno alla normalità. Il conflitto durato quattro anni ha portato enormi sofferenze alla nostra gente. Abbiate pietà di loro, fateli tornare a casa e lavorare per la ricostruzione”. “Questo Paese – prosegue il cardinale – ha così tanti gruppi armati e la loro lotta continua. Questo spiraglio democratico è una luminosa scia di speranza”. Preoccupa in particolare il conflitto nello stato di Kachin dove “la guerra è dovuta alle risorse. Senza una gestione delle risorse trasparente e basata sulla comunità, una pace duratura è un sogno. Le diocesi Kachin sono enormemente colpite. Migliaia di persone sono fuggite. Una regione ricca di risorse vede migliaia di persone morire di fame. Esorto tutti gli attori statali e non statali a deporre le armi e ad avere il coraggio di investire nella pace. Basta e basta con la guerra”.