La Conferenza episcopale della Colombia (Cec), in comunicato, esprime “profondo dolore e condanna” per la grave crisi umanitaria vissuta dalle comunità della provincia del Catatumbo, nel nord del Paese (dipartimento di Norte de Santander); chiede la cessazione delle ostilità tra gli attori armati e rinnova il suo impegno a favore delle vittime e della costruzione della pace. Chiede inoltre che domenica 26 gennaio si tenga una giornata di preghiera per la pace in tutte le chiese del Paese.
I vescovi, che ieri hanno tenuto una conferenza stampa a Cúcuta, capoluogo del dipartimento, alzano la voce di fronte all’escalation di violenza che ha provocato decine di vittime (i dati ufficiali parlano di ottanta morti, ma si teme sia una cifra superiore) e lo sfollamento di migliaia di famiglie, per un dato provvisorio di circa ventimila persone, a causa dei violenti scontri armati tra l’Esercito di liberazione nazionale (Eln) e il Frente 33 della dissidenza Farc. Nella nota, gli attori armati sono invitati a “rispettare i diritti umani e il diritto umanitario internazionale”. Chiedono al Governo nazionale di riprendere i colloqui di pace “con determinazione” e di procedere con l’attuazione degli accordi firmati.
Gli scontri, denunciano i vescovi, “non solo violano i diritti umani fondamentali, ma aggravano anche le sofferenze dei bambini, delle donne e delle persone che si trovano in uno stato di indifesa, lacerando il tessuto sociale e umano e aprendo nuove ferite alla nazione. La violenza genera altra violenza, genera perdite umane irreparabili, semina altro odio, divisione e povertà”.
L’episcopato colombiano esprime la propria solidarietà alle comunità e alle diocesi più colpite da questa tragedia: Tibú, Ocaña e Cúcuta. In questo senso, ribadisce “gli sforzi per lavorare insieme alle comunità nella ricostruzione del tessuto sociale e nella promozione di iniziative di riconciliazione e di pace”.