Jabil di Marcianise: mons. Lagnese (Caserta e Capua) al ministro Urso, “dare una nuova speranza aprendo un nuovo tavolo”

(Foto diocesi di Caserta)

Un “aiuto, non per noi, ma per la nostra gente: i lavoratori della Jabil di Marcianise (Caserta) che, ancora una volta, rischiano di perdere tutto e di rimanere senza speranza”. È quello che chiede mons. Pietro Lagnese, arcivescovo di Capua e vescovo di Caserta, al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in una lettera.
“Apprendo che Jabil ha comunicato l’inizio formale della procedura di licenziamento collettivo per i 413 dipendenti dello stabilimento di Marcianise e la cessazione della sua attività in Italia entro marzo 2025. Secondo quanto previsto dalla legge, l’avvio dell’iter porterà al licenziamento dei lavoratori entro 75 giorni, quindi entro il 25 marzo potrebbero arrivare le prime lettere”, avverte il presule.
Il management di Jabil in Italia “punta il dito contro lavoratori e sindacati che non avrebbero accettato la soluzione alternativa ai licenziamenti proposta nei mesi scorsi”, esprimendo delusione nei confronti dei sindacati e dei lavoratori che hanno votato contro un accordo sostenuto dal Governo (tramite Invitalia). In sostanza, ricorda il vescovo, “si trattava di una cessione a un altro player con la compartecipazione del socio pubblico”. Secondo Jabil, il progetto “aveva caratteristiche idonee a realizzare obiettivi di sostenibilità economico finanziaria”. Quella sostenibilità che l’azienda, a suo dire, “non è riuscita a raggiungere mai”. Sul progetto è arrivato il “no” di lavoratori e sindacati che contavano più sugli spiragli aperti dalla riduzione delle perdite negli ultimi anni. Un “no” perché “Jabil va in Croazia a produrre ciò che oggi produce in Italia, abbandonando il nostro Paese dopo milioni di euro di sostegni e incentivi pubblici”.
Un “no”, prosegue nella sua disamina mons. Lagnese, “perché i recenti rami d’azienda ceduti a Softlab e Orefice, oltre duecento dipendenti, nati da Jabil, non hanno prodotto risultati ma solo disoccupati o alla meno peggio cassintegrati. La storia dell’elettronica a Marcianise si chiuderebbe proprio nel modo che le parti sociali avrebbero voluto evitare. Stiamo parlando di una lunga storia, il cui inizio si perde nei decenni passati”.
Il presule osserva: “Se la Jabil andrà via davvero, signor ministro, sarà una sconfitta immorale per il territorio, una sconfitta per la politica, in una terra dove, fino a qualche anno fa, c’erano Olivetti, Siemens, Alcatel e tutto l’indotto che accompagnava queste grandi aziende. Caro ministro, le chiedo, perciò, col cuore in mano, di dare una nuova speranza al Casertano e al Sud aprendo un nuovo tavolo al Ministero, anche verificando la possibilità che l’azienda possa essere gestita da una cooperativa di dipendenti o da una società più solida, che possa subentrare nella gestione, come nel caso Whirlpool a Napoli. Lei è l’unico che se ne può fare carico”.

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