Mafie: Pignatone (ex procuratore), “no a eroi solitari nella magistratura”

“Sono stati compiuti progressi nella lotta a Cosa nostra, perché la società siciliana ha reagito, non solo per il maxiprocesso. E nella magistratura non c’è un eroe solitario. Sarebbe un alibi per gli altri che stanno in tribuna a guardare, ma anche per lui. Che, essendo solo, è condannato alla sconfitta”. Lo ha detto Giuseppe Pignatone, presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, già procuratore della Repubblica di Roma, intervenuto stasera al festival della comunicazione “I media Cei… insieme per passione”, in corso a Terrasini. Ricordando che “nel Padre nostro manca la parola ‘io’”, Pignatone, citando Papa Francesco, ha osservato che “questa è una cosa che gli operatori di giustizia dovrebbero ricordare”. “Livatino diceva che riformare la giustizia non è compito di pochi magistrati, di una minoranza – ha aggiunto -, ma di tanti, anche dell’opinione pubblica”.
Soffermandosi alla riabilitazione nella società del detenuto dopo il carcere, l’ex procuratore ha rivolto l’attenzione sul fatto che in quella fase “il detenuto abbia la tentazione o la costrizione di reinserirsi nelle organizzazioni da cui è stato allontanato con la detenzione, ricominciando a delinquere”. E qui Pignatone ha chiesto un impegno particolare dei giudici.
Infine, un pensiero sul ruolo della Chiesa nella lotta alla mafia, negli anni delle stragi. “Ho vissuto gli anni ’70 e ’80 in Sicilia, anni drammatici per le stragi di mafia. In questo la Chiesa ha avuto delle responsabilità. C’è stata una svolta dopo il discorso di Giovanni Paolo II ad Agrigento nel ’93. Le sue parole hanno cambiato definitivamente l’atteggiamento della Chiesa”.

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