Giustizia: Mirabelli (costituzionalista), “non punisca soltanto, ma compia una valutazione del recupero del detenuto”

“La pena deve consistere in qualcosa che riconduca le cose a un equilibrio, non soltanto in una punizione. Su questo la Corte cosituzionale si è più volta espressa”. Lo ha detto Cesare Mirabelli, costituzionalista, ex presidente della Corte Costituzionale, oggi consigliere generale dello Stato della Città del Vaticano, intervenuto stasera al festival della comunicazione “I media Cei… insieme per passione”, in corso a Terrasini. “Chi è recluso in carcere non perde i suoi diritti di uomo – ha aggiunto -, la sua dignità, come la tutela della sua salute, dell’essere curato, il diritto a un reinserimento nella società”. Nel suo intervento, Mirabelli ha ricordato quindi i casi di “detenuti analfabeti che hanno cominciato a studiare in carcere, si sono distaccati dalle organizzazioni criminali cui hanno appartenuto e si sono laureati”. “Sono esempi di speranza”.
Poi, il riferimento alla storia di Giovanni Bachelet, che “manifestava perdono nei confronti degli assassini del padre”. “Ciò non significa che non ci sia pena, ma si mantiene vivo il rapporto di umanità che stimola al pentimento di chi ha commesso il reato”, ha osservato il costituzionalista.
Soffermandosi, infine, sul ruolo della Corte costituzionale, l’ex presidente ha spiegato che “si colloca in posizione finale di garanzia del diritto della persona, anche del diritto del detenuto, oltre che del perfetto assetto istituzionale, nel caso di conflitti di potere”. “Non bisogna escludere a priori la possibilità di benefici nei confronti di chi è appartenuto a organizzazioni criminali, ma occorre compiere una valutazione in concreto del recupero del detenuto, alla luce del percorso rieducativo che ha compiuto”.

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