Pasqua 2020: card. Bagnasco (Genova), “anche noi siamo artigiani del Risorto, un popolo che non s’arrende”

“La luce pasquale non diventi una rarefatta luminosità quando, speriamo presto, dovremo tornare alla vita normale. Sia una normalità irrorata da nuova saggezza, dedizione, senso di appartenenza. Appartenere a qualcuno è un legame, ma non appartenere a nessuno è non importare a nessuno. Che la Madonna ci aiuti a desiderare di appartenere a Gesù: saremo più felici tutti”. È l’auspicio espresso dall’arcivescovo di Genova, il card. Angelo Bagnasco, nell’omelia pronunciata durante la messa di Pasqua celebrata nella cattedrale di San Lorenzo senza partecipazione dei fedeli.
“La Pasqua – ha osservato l’arcivescovo – non è un simbolo che dipende dalle vicende umane così da assumerne le cangianti tonalità, bensì la chiave per leggere gli accadimenti e poterli vivere in modo cristiano. Ridurla a simbolo significa cancellarla dal mondo o farne la festa di primavera”. “La Pasqua – ha spiegato Bagnasco – è un mistero, e il mistero, nel linguaggio della fede, non è oscurità, ma luce così intensa da non poterla com-prendere, cioè costringere in categorie umane. È qualcosa che ci supera e che ci è donato per aprire le nostre tombe dove a volte viviamo rinchiusi diventando incapaci di sopportare la luce”. “La croce di Gesù – ha proseguito il porporato – non cancella le croci dell’esistenza, ma l’assurdo, il vuoto di senso”. E “la Pasqua di Gesù è proprio la negazione del vuoto: è il grande sì di Dio all’uomo, alla sua vita per il tempo e per l’eternità”, ha sottolineato il cardinale, notando come “dal buio del sepolcro” sbuchi “una luce che fa impallidire i lumini con i quali l’uomo si rischiara quando dimentica la luce del cero pasquale. Il fulgore esce misteriosamente da una tomba, ma non c’era altro luogo da cui potesse uscire: doveva entrare nella tana dell’oscurità, sfidarla a duello, esserne piegata, per poi vincerla ed esplodere nel mondo. Tutto è cambiato”.
L’arcivescovo si è poi soffermato su “quanto bene c’è nel mondo: bene umile, nascosto, quotidiano, spesso eroico! Questo fiume benefico scorre nelle viscere dell’umanità ed ha i nomi e i volti di famiglie, anziani, malati, lavoratori solidi, sacerdoti e anime consacrate, ragazzi e giovani, che – come artigiani del Risorto – costruiscono il mondo della Pasqua”. “Di questo grande popolo fanno parte quanti oggi, come l’antico Cireneo, portano la croce di tanti malati e soli, quanti hanno dato la vita, quanti sentono nella carne i morsi della povertà crescente. Questo popolo – la certezza di Bagnasco – non s’arrende, e tutti vogliamo farne parte, perché è la continuazione storica della risurrezione del Dio-con-noi”.

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