Coronavirus Covid-19: Onu, primo “volo solidale” verso alcuni Paesi africani

Il primo “volo solidale” delle Nazioni Unite partirà oggi da Addis Abeba, in Etiopia con un carico medico per tutti i Paesi dell’Africa che hanno disperatamente bisogno di forniture necessarie per contenere la diffusione del Covid-19. Il carico dell’ Organizzazione mondiale della sanità (Oms) viene trasportato dal World food programme (Wfp) delle Nazioni Unite e consiste in protezione facciali, guanti, occhiali protettivi, camici, mascherine, grembiuli medici, termometri e ventilatori. Il carico comprende anche una grande quantità di forniture mediche donate dal primo ministro Abiy Ahmed e dalla Jack Ma Foundation initiative per combattere il Covid-19 in Africa. L’Unione africana, attraverso i Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie (Africa Cdc), fornisce supporto tecnico e coordinamento per la distribuzione delle forniture. “Il volo solidale – spiega Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità – fa parte di un progetto più grande che prevede l’invio di forniture mediche salvavita in 95 Paesi”. Il carico comprende un milione di mascherine, nonché dispositivi di protezione individuale, sufficienti a proteggere gli operatori sanitari nelle loro cure di oltre 30.000 pazienti in tutto il continente insieme a forniture di laboratorio a supporto della sorveglianza e del rilevamento. Integrato all’appello globale di due miliardi di dollari per la risposta al Covid-19, lanciato il 25 marzo dall’Ufficio Onu per il Coordinamento degli affari umanitari (Ocha), il Wfp ha bisogno di 350 milioni di dollari per finanziare le vitali basi umanitarie nel mondo che serviranno a: facilitare l’immagazzinamento e l’invio di cargo sanitario essenziale, preparare collegamenti aerei per cargo e personale, aprire contratti con navi charter per servizi di spedizione e fornire servizi aerei e di evacuazione medica per operatori umanitari e sanitari. Al momento, il Wfp ha ricevuto solo il 24 per cento (equivalente a 84 milioni di dollari) dei 350 milioni di dollari richiesti per fornire questi servizi comuni all’intera comunità umanitaria.

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