Il Tribunale penale di Prato ha emesso ieri la sentenza di assoluzione con formula piena nei confronti di Mario Cusimano, unico imputato nel processo per la morte di Luana D’Orazio, la giovane apprendista che nel 2021 morì schiacciata da un orditoio presso l’Orditura srl di Montemurlo (Prato).
“Il macchinario che risucchiò la vita di Luana risultava privo del carter a protezione della brida sporgente, componente al quale si agganciarono i vestiti della lavoratrice, trascinandola al suo interno”, ricorda il presidente nazionale dell’Anmil Antonio Di Bella, che aggiunge: “Il macchinario presentava inoltre un bypass istallato proprio per aggirare l’attivazione della saracinesca protettiva anteriore. Non spetta a noi attribuire le colpe e invocare condanne ma l’esito del processo D’Orazio, conclusosi con due patteggiamenti irrisori ed una piena assoluzione, è esattamente l’emblema di quanto rivendichiamo a gran voce in ogni occasione concessaci: l’urgenza di istituire una Procura nazionale del Lavoro composta da esperti in materia di infortuni in ambito lavorativo capace di assicurare una giustizia degna di tale nome”.
L’Anmil, insieme ai genitori e al fratello della vittima, all’ Inail e alla Femca Cisl, è presente nel processo come parte civile costituita con l’avvocata Mariella Tritto che ha dichiarato: “Attendiamo il deposito della motivazione della sentenza, prevista entro il termine di 90 giorni. Nessun provvedimento di assoluzione o condanna potrebbe lenire il dolore immenso che ha cagionato la perdita di una giovane vita al figlio in tenera età, alla famiglia e alla comunità tutta. Ciò che preme sottolineare, in questo momento di sconcerto, è la necessità e l’urgenza di un intervento legislativo che possa, finalmente, rimuovere il velo di ipocrisia che ammanta, secondo il comune sentire, le cosiddette ‘morti bianche’, disciplinando quello che di fatto è omicidio per lavoro”.