“La scuola scrive la speranza ora dopo ora, giorno dopo giorno e, più che attenderla a braccia incrociate, la costruisce con lo sforzo di tutti. Questa è la sua forza. Questa la sua profezia!”. Ne è convinto mons. Giuseppe Mengoli, vescovo di San Severo, che così si è espresso nel messaggio diffuso in occasione dell’avvio del nuovo anno scolastico.
“Il primo giorno di scuola arriva puntuale come il momento in cui si risveglia la voglia di avere uno sguardo buono sul presente per prenderne il meglio e come l’ora in cui passato e futuro iniziano a intrecciarsi in maniera creativa”, osserva il presule, sottolineando che “la scuola è la comunità in cui si impara a diventare protagonisti della propria esistenza. In essa chi siede tra i banchi sveglia la curiosità, allenandola a non accontentarsi di sostare in superficie, ma ad affrontare lo sforzo di scavare costantemente nella natura, nella storia e nel mistero umano per scrutare la ragione di ciò che esiste e per trovare risposte davanti ai piccoli e ai grandi ‘perché’, che non di rado conducono alle soglie del mistero dell’amore divino”. “In Dio, infatti – prosegue il vescovo –, si trovano ‘tutti i tesori della sapienza e della scienza’, come ci insegna la storia di tanti cercatori della Verità, tra i quali Agostino, Edith Stein, Moscati, Frassati”. “Emoziona, poi, nel primo giorno di scuola, la sincronia tra i diversi istituti scolastici. Tutti puntuali. Tutti presenti. Tutti pronti per incominciare. E all’orizzonte – continua mons. Mengoli – si intravedono già nuovi e preziosi investimenti che i ragazzi e i giovani, insieme con le loro famiglie e con i docenti, si preparano a raggiungere con la costanza di quei passi che, a tutta prima, sembrano piccoli, molto piccoli e incerti, ma che, alla fine, portano a risultati sicuri e imprevedibili”. “Ringrazio la scuola”, afferma poi il vescovo, “semplicemente perché c’è e perché c’è ancora. Non la vogliamo perfetta, poiché come ogni altra istituzione vive nelle ben note dinamiche storiche che impediscono ogni forma di idealizzazione”. “La comunità scolastica degli alunni, dei docenti, del personale ausiliario continua ad essere il volto della speranza, il segno della vita e, mi piacerebbe dire anche, la prova dell’amore che, se ‘move il sole e l’altre stelle’, è in grado anche di muovere i passi della volontà e dell’intelligenza di coloro che ne fanno parte”, aggiunge mons. Mengoli, per il quale “è triste, invece, quando i portoni di un edificio scolastico non si aprono più. La tristezza di un edifico chiuso impedisce l’accesso al futuro e alla speranza, quindi. È triste constatare anche che, nonostante i portoni si spalanchino, qualcuno, scoraggiato o abbagliato da altro, decida di rimanere fuori e di non entrarvi più. È triste vedere, infine, i ruderi di quelli che erano edifici scolastici e che ora, in alcune parti del mondo, sono solo il segno di una distruzione che va contro ogni logica e contro l’uomo stesso, contro l’umanità intera. Sappiamo bene, infatti, che quelle ferite fanno sanguinare l’intera umanità”.