Spettacolo popolare: P. Ellinghaus (DBK), mettere in relazione la vita quotidiana di queste persone con la fede cristiana

Offrire “gioia e senso dell’umorismo” agli altri è ciò che i fieranti e i circensi hanno “trasformato in una professione, considerandola una vocazione innata, donata e trasmessa da Dio di generazione in generazione. Il compito della Chiesa, in particolare della Pastorale cattolica dei fieranti e dei circensi, è quello di accompagnare questi artisti nel cammino verso la santità, di incoraggiare la ricerca di Dio e di donare la grazia santificante della Chiesa nel loro ambiente di vita e nella loro costante condizione di nomadi”. Lo ha detto oggi pomeriggio p. Sascha Ellinghaus, responsabile della pastorale dei fieranti e circensi della Conferenza Episcopale tedesca intervenendo al seminario online “Lo spettacolo popolare, un mondo ambasciatore di gioia e speranza”. Per il religioso le sfide poste dai continui spostamenti e dagli orari di lavoro che sono “diametralmente opposti a quelli del resto della società rendono questo gruppo di persone particolarmente bisognoso di un’assistenza spirituale che conosca e apprezzi la vita degli ‘itineranti’, come si definiscono loro stessi, e che individui insieme a loro modi per vivere la fede in un ambiente colorato, affascinante, ma oggigiorno anche sempre più impegnativo, come quello delle fiere, delle sagre, dei mercati o dei parchi divertimento, e per farne un arricchimento della propria vita”. P. Ellinghaus ripercorre la storia della pastorale dello spettacolo viaggiante in Germania iniziata con il religioso pallottino p. Henz Peter Shönig che nel 1956 ottenne da Pio XII il permesso di celebrare i sacramenti nell’ambiente di vita concreto dei fieranti e dei circensi. L’esperienza in questo campo di attività insegna che l'”assistenza spirituale agli itineranti” si basa “essenzialmente – ha detto il responsabile della pastorale dei fieranti circensi della chiesa cattolica tedesca –  sul contatto personale dell’assistente spirituale con gli operatori del mondo fieristico e circense sul posto”. Il responsabile pastorale è il “ponte ‘personalizzato’ che dà forma alla Chiesa nel mondo fieristico e circense. La chiesa e la fede diventano tangibili quando il pastore è presente durante gli spettacoli. Lì, ai margini del lavoro quotidiano degli organizzatori circensi e fieristici, nascono relazioni, si pongono interrogativi sulla fede e su Dio, si affrontano difficoltà e preoccupazioni personali e si fissano incontri per ricevere i sacramenti: a seconda delle preferenze e del legame con la tradizione, sugli autoscontri, sulle giostre, nel tendone della fiera o in una chiesa parrocchiale, che solo in rari casi coincide con la chiesa del proprio luogo di residenza, ma in molti casi è invece la chiesa dell’attuale luogo di soggiorno temporaneo”. L’operatore pastorale in questo campo deve “essere in grado di comprendere la professione degli artisti, degli addestratori di animali, dei circensi e dei venditori ambulanti, in modo da poter mettere in relazione la vita quotidiana di queste persone con la fede cristiana. E questo lo può imparare solo sul posto, alla sagra popolare, al circo o al parco divertimenti. Conoscendo più a fondo questo gruppo di persone e il modo in cui vivono le relazioni professionali e familiari, nonché la passione con cui molti di loro affrontano la vita, l’assistente spirituale di questi artisti acquisisce sempre più consapevolezza dei loro problemi e trova il modo migliore per trasmettere – ha concluso –  il messaggio secondo cui vivere la fede cristiana arricchisce la vita, sostenendo la speranza e la consapevolezza che la presenza di Dio nella quotidianità può portare pace interiore e soddisfazione”.

 

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