“L’evento di Nicea e il suo Simbolo”: è stato il tema del primo panel della 61ª sessione di formazione ecumenica, promossa dal Sae a Camaldoli. Per il teologo valdese Fulvio Ferrario la ricerca di un linguaggio per dire il mistero del rapporto tra Gesù e il Padre è una storia che non inizia nel IV secolo. A Nicea i Padri cercavano parole non solo nella filosofia, ma anche nel Nuovo Testamento dove si cerca di verbalizzare l’esperienza dell’incontro con Gesù. L’identificazione tra Gesù e Dio compare due volte in contesto dossologico: nella professione di fede di Tommaso: “Mio Signore e mio Dio” (Giovanni 20,28) e in una lettera apostolica (Tito 2,13): “Aspettando l’apparizione nella gloria del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo”.
Non esiste una parola che sia univoca per verbalizzare l’esperienza dell’incontro con Gesù. Il tema è sviluppato in vari modi. Il Nuovo Testamento conosce due modalità di approccio: dal basso come incontro con un uomo speciale; dall’alto, nei dogmi, come incarnazione del Logos presso Dio.
Ferrario ha esemplificato il modello della risalita: la filiazione nella risurrezione (Rm 1,4), nel battesimo (Mc 1,9-11), nell’infanzia (Matteo e Luca), nel principio (Giovanni 1) a cui si ispira il dibattito successivo.
Nicea chiama in causa il rapporto tra fede e filosofia. Alcuni interpretano quell’evento come una resa alla filosofia che ha risucchiato la semplicità evangelica, altri lo giudicano come una critica alla filosofia. Le due opinioni possono essere entrambe giuste, secondo il teologo, che aggiunge: “Le affermazioni di Nicea riguardano la comprensione della salvezza: per incontrare la salvezza devi incontrare Dio in Cristo. Dio stesso ti viene incontro nella sua realtà. Questo implica una rilettura dell’idea di Dio, uno ma differenziato”.
Il linguaggio va bene tanto più è elastico e si presta a custodire in modo sempre parziale il messaggio della fede. Si può affidarsi alla riproduzione: ripetere homoousios credendo che ci siano parole sacre che si identificano con la realtà, oppure ri-produrre una parola secondo le intenzioni dell’annuncio. La tradizione cristiana non andrebbe vista come arsenale di contenuti ma come stile di pensiero.
Ferrario suggerisce di utilizzare i dogmi come una delimitazione di spazio. I no di Nicea aiutano a crescere. Il no fondamentale è che il volto dell’unico Dio non è separabile in nessun modo e in nessun tempo dalla storia dell’uomo Gesù di Nazareth. La dottrina trinitaria se ha un senso è che Dio è padre e questo è un concetto relazionale.