“Non saremmo in grado di servire i nostri diversi fedeli, che riflettono il ricco mosaico della nostra società, senza gli uomini e le donne di fede che arrivano attraverso il programma dei visti per lavoratori religiosi”. È quanto scrivono mons. Timothy P. Broglio, presidente della Conferenza episcopale statunitense (Usccb), e mons. Mark J. Seitz, presidente del Comitato per le migrazioni, in una lettera al Congresso a sostegno del Religious Workforce Protection Act. Il provvedimento consentirebbe ai titolari di visto R-1 già presenti negli Stati Uniti di prolungare la permanenza con rinnovi triennali fino al conseguimento della residenza permanente. “I beneficiari del programma dei visti per lavoratori religiosi forniscono una serie di servizi e svolgono un ruolo fondamentale nell’avanzamento dell’esercizio religioso quotidiano degli americani”, osservano i vescovi. “Nel contesto cattolico, questi lavoratori includono sacerdoti, religiosi e religiose e altri laici impegnati in numerosi ministeri. Alcune parrocchie, soprattutto quelle rurali o isolate, resterebbero senza accesso regolare ai sacramenti se non fosse per questi lavoratori religiosi”. I vescovi avvertono: “Un numero crescente di famiglie americane sarà impossibilitato a praticare i principi fondamentali della propria fede se questa situazione non verrà affrontata. Allo stesso modo, gli ospedali resteranno senza cappellani, le scuole senza insegnanti e i seminari senza istruttori”.