In Cile, il censimento del 2024 rivela una diminuzione dell’adesione alla religione cattolica e un aumento della popolazione che si dichiara senza religione o evangelica. Il 54% delle persone di età superiore ai 15 anni si identifica come cattolica, mentre il 16% si dichiara evangelico e il 26% non ha religione. La percentuale di cattolici è diminuita costantemente dal 1992, quando rappresentavano il 77% della popolazione; nel 2002, i cattolici erano il 70%. Va anche detto che, in seguito alla recente, adeguata reazione della Chiesa ai numerosi scandali per abusi commessi da uomini di Chiesa, alcuni sondaggi hanno messo in luce una certa risalita della fiducia della popolazione verso la Chiesa cattolica.
“Non si tratta di una scomparsa della religiosità, ma piuttosto di una profonda trasformazione antropologica e, quindi, anche sociale – riflette in un intervento, pervenuto al Sir, mons. René Rebolledo, presidente della Conferenza episcopale cilena (Cech) e arcivescovo di La Serena -. Questo ‘nuovo’ modo di essere Chiesa, presenza di speranza, si vive attraverso il dialogo, l’ascolto e la sinodalità, come ci ha invitato a vivere Papa Francesco e ci ripete Papa Leone XIV”. Secondo l’arcivescovo, “la Chiesa è chiamata a coltivare comunità vive, dove l’esperienza di Dio sia trasmessa non per imposizione o semplice tradizione, ma attraverso la testimonianza, l’ascolto e la vicinanza; dove la pastorale non dia per scontata la fede, ma si trasformi in una chiave missionaria orientata all’accompagnamento paziente di processi personali concreti. Comunità che vanno incontro a un’umanità sofferente, come un ‘ospedale da campo’, chiamate a curare le ferite del mondo attuale, comprese quelle provocate da alcuni dei suoi stessi membri a sorelle e fratelli di cammino. Accettare con realismo e speranza che siamo in un tempo di minoranze creative dalla fede”.
Da qui, alcune proposte, come promuovere una pastorale di iniziazione e accompagnamento personale, centrata su Gesù Cristo e sul suo Vangelo, dare impulso a “comunità piccole ma significative, dove la fede sia vissuta come esperienza vitale condivisa e non come mera identità culturale”, accogliere i migranti, prendersi cura e rafforzare la famiglia, dedicare “spazio, tempo e mezzi all’evangelizzazione dei giovani”, promuovere le pietà popolare, “dialogare con le nuove spiritualità”.