Si terrà oggi, martedì 29 luglio, alle 16, presso la sala stampa della Camera, in via della Missione 4, a Roma, la conferenza stampa di presentazione del report del Tavolo Asilo e Immigrazione “Ferite di confine. La nuova fase del modello Albania”, sulle visite di monitoraggio nel centro di Gjadër effettuate in collaborazione con il Gruppo di contatto del Parlamento italiano e di quello dell’Ue.
Il report nasce come prosecuzione e aggiornamento della pubblicazione “Oltre la frontiera. L’accordo Italia-Albania e la sospensione dei diritti”, realizzato dal Tavolo Asilo e Immigrazione a marzo 2025.
Ad aprile il governo italiano ha avviato un nuovo assetto operativo: il trasferimento coatto nel centro di Gjader in Albania di persone già trattenute nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in Italia, introducendo un dispositivo di detenzione amministrativa transnazionale a bassa trasparenza e ad alto potenziale lesivo dei diritti fondamentali, come è stato confermato dalle evidenze emerse dai diversi monitoraggi effettuati in loco dal Tavolo Asilo e Immigrazione.
Gli obiettivi di questo secondo report sono duplici: da un lato, documentare con rigore i contorni giuridici, organizzativi e materiali e le ulteriori criticità sanitarie di questa nuova fase del cosiddetto “modello Albania”; dall’altro, analizzare criticamente gli effetti sulle garanzie individuali e sull’assetto democratico della gestione dei flussi migratori.
L’analisi si concentra in particolare sull’opacità procedurale che circonda i trasferimenti, sulla compressione dei diritti delle persone coinvolte, e sulla tendenziale elusione del controllo giurisdizionale, configurando uno spazio giuridico e materiale di eccezione al di fuori del territorio nazionale italiano.
“L’attuazione del protocollo Italia-Albania relativo al trasporto coatto in Albania dei cittadini stranieri in attesa dell’esecuzione dell’espulsione va immediatamente sospesa sia in ragione della gravità dei fatti riscontrati all’interno della struttura di Gjader, sia per ragioni strettamente giuridiche”, si legge in una nota.
“La decisione del governo italiano di volere a tutti i costi realizzare una struttura di detenzione amministrativa al di fuori del territorio nazionale è espressione della volontà di assumere la leadership in Europa nella definizione di politiche di esternalizzazione sempre più cruente e oppressive, comprimendo i principi di diritto contenuti nella legislazione europea e provando a contenere il controllo giurisdizionale sia a livello nazionale che a livello dell’Ue”, prosegue la nota.
Se l’Unione europea continuerà nella strada tracciata dal Patto europeo, peggiorando ulteriormente il quadro legislativo condiviso dai Paesi membri, “si rischia di cancellare di fatto il diritto d’asilo come configurato dal diritto internazionale nonché di violare nella sostanza i valori sanciti dai Trattati fondativi dell’Ue stessa. Si tratta di un rischio di cui al momento non tutti sembrano avere consapevolezza e che come società civile italiana vogliamo denunciare in tutte le sedi pubbliche nazionali e internazionali”, conclude la nota.