Consultori familiari: Rosina (Cnoas) “a 50 anni dalla legge istitutiva ne mancano 1.700 e i professionisti sono il 70% in meno. Potenziarli a garantirli su tutto il territorio”

“Il 29 luglio 1975 entrava in vigore la legge n. 405. Con essa, l’Italia istituiva i consultori familiari, collocandoli tra i servizi pubblici a più alta densità di senso civile e sociale. Cinquanta anni dopo i consultori familiari non vivono una stagione facile: spesso invisibili, sottofinanziati, depotenziati, resi periferici nella programmazione regionale, non riescono più a essere il volto prossimo dello Stato che accoglie e accompagna”. Barbara Rosina, presidente dell’Ordine assistenti sociali (Cnoas) interviene a cinquanta anni dall’entrata in vigore della legge, rilanciando un tema già sollevato dalla professione perché secondo i parametri fissati nel 2022, i consultori sono molto meno della metà di quelli previsti – circa 1.200 su 2.900 – e i professionisti il 70% in meno. “Eppure – osserva Rosina -, non c’è altro luogo pubblico così cruciale nel presidiare la libertà e la salute delle persone nei momenti di trasformazione o di difficoltà. Per questo non celebriamo una memoria: rilanciamo una battaglia. Perché il consultorio torni ad essere, davvero, il primo luogo in cui lo Stato si fa umano”.
Il Consiglio nazionale rilancia alle istituzioni nazionali e territoriali, e a tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione, alcune richieste: potenziamento dei consultori in ogni Regione garantendo organici stabili e multidisciplinari; riconoscimento degli stessi come servizi pubblici essenziali da presidiare nell’integrazione sociosanitaria, con risorse, personale e modelli organizzativi adeguati; presenza del Servizio sociale professionale, con pieno riconoscimento delle sue funzioni in ogni consultorio.
“Cinquant’anni dopo – conclude la presidente Cnoas – il consultorio familiare è ancora il luogo dove si accoglie senza giudicare, si protegge senza sostituirsi, si sostiene senza invadere. Difenderli, rilanciarli, significa scegliere da che parte stare: dalla parte dei diritti, non della solitudine”.

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